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Le nebbie della Bolkestein Pure Spagna e Portogallo alle prese con infrazioni Ue

L’avvocato Del Dotto esamina l’applicazione della Direttiva nei Paesi europei "Le regole sono ancora lontane dal trovare spazio negli ordinamenti nazionali".

Se Atene piange, Sparta non ride. O forse sì? Qual è la situazione della Bolkestein negli altri Paesi europei? A spiegarlo è l’avvocato e docente Alessandro Del Dotto (nella foto). "La sentenza del Consiglio di Stato del 28 agosto costituisce l’ennesima sottolineatura di un orientamento consolidato della giustizia amministrativa – commenta – a partire dalla sentenze del novembre 2021. Ad oggi, è possibile prevedere che questa pronuncia non sarà l’ultima con questo indirizzo e che i giudici non faranno altro che ribadire l’interpretazione che ben conosciamo, compresa la disapplicazione della “proroga Meloni”". "Ci sono, però, due argomenti su cui accendere un faro – spiega Del Dotto – il primo riguarda la normativa applicabile al tema “concessioni demaniali marittime” e il secondo le vicende del resto dei Paesi europei. Quanto alla normativa applicabile in questa fase, il Consiglio di Stato, nella sentenza del 29 dicembre ’22, ha escluso che i Comuni - invocando la mancanza di un quadro di riferimento normativo certo - siano legittimati a restare immobili di fronte alle istanze protocollate dai concessionari: nel rammentare che non vi è automatismo fra il travolgimento delle proroghe e la necessità di fare gare ai sensi del Codice dei Contratti Pubblici, ha affermato che, per trattare delle concessioni, oggi è sufficiente far riferimento al Codice della Navigazione e ai meccanismi di assegnazione e valutazione in esso previsti. In sostanza, il venir meno delle proroghe non ha fatto nascere un vuoto normativo sull’attribuzione delle concessioni: ciò rafforza la prospettiva di coloro che decidono di intraprendere la soluzione soggettiva degli “atti formali“".

E nel resto d’Eruopa? "L’Italia ha precorso i tempi di una condizione in cui stanno cadendo anche altri sistemi nazionali. La Spagna, nel 2013, ha stabilito la durata delle concessioni in massimo 75 anni, rinnovabili, pur in un sistema che non obbliga alla pubblicità del meccanismo (mentre le occupazioni con ombrelloni e strutture leggere, date con autorizzazioni, hanno durata massima di 4 anni e sono attribuite previa procedura ad evidenza pubblica): diverse sentenze delle Corti spagnole hanno offerto un’interpretazione simile a quella delle nostre Adunanze Plenarie del novembre 2021, e la Commissione Ue ha aperto una procedura di infrazione per mancanza di meccanismi di pubblicità e trasparenza. Il Portogallo prevede meccanismi di pubblicità sia per attribuire concessioni (massimo 75 anni) che autorizzazioni (10 anni), e tuttavia assegna un diritto di prelazione al concessionario uscente (simile a quello che avevamo noi con l’art. 37 del Codice della Navigazione, oggi abrogato), finito nel mirino di una procedura di infrazione nella quale il Governo portoghese non ha nemmeno protocollato osservazioni e difese". "Esente da procedure, invece, è la Francia, che contempla un meccanismo di evidenza pubblica, definendo le attività dei balneari come “servizio pubblico essenziale”, sottoposte alle regole e procedure nazionali dei contratti pubblici, conformemente all’art. 12 della Bolkestein. Quello delle concessioni demaniali è e resta un tema “caldo” anche per altri Paesi e certifica come le regole della Direttiva siano ancora ben lontane (dopo 17 anni) dal trovare spazio negli ordinamenti nazionali. Resta bollente anche alla luce della ricognizione iniziata dal Governo, il cui termine di fine lavori era fissato al 27 luglio scorso e del quale niente di ufficiale si sa, ad oggi. Ai giuristi e ai concessionari non resta che attendere una parola definitiva del Parlamento".