Le Olimpiadi di Nicola Vizzoni: "Oltre lo sport, un’unione di popoli. Quell’argento mi cambiò la vita"

L’atleta pietrasantino racconta le sue esperienze ai Giochi: "Emozioni pure"

Le Olimpiadi di Nicola Vizzoni: "Oltre lo sport, un’unione di popoli. Quell’argento mi cambiò la vita"

Le Olimpiadi di Nicola Vizzoni: "Oltre lo sport, un’unione di popoli. Quell’argento mi cambiò la vita"

Le Olimpiadi di Parigi sono alle porte e sale frenetica l’attesa degli appassionati. La Versilia è, storicamente, terra di atleti che ai giochi hanno lasciato, con le loro imprese, il segno. Uno di questi è il martellista pietrasantino Nicola Vizzoni capace il 24 settembre 2000 a Sidney di conquistare una straordinaria medaglia d’argento.

Nicola, ci siamo. Cosa sono le Olimpiadi per lei?

"La meta agognata di ogni sportivo e per questo la più difficile da preparare e da affrontare. L’Olimpiade ha anche un aspetto che travalica lo sport. È unione di popoli e di religioni, è la gioia di condividere storie ed esperienze con tutto il mondo".

Il suo ricordo più bello?

"Sidney e non potrebbe esser diversamente. La mia prima Olimpiade conclusasi in maniera eclatante. Un argento che mi ha cambiato la vita e che mi ha permesso di proseguire la carriera per altri 15 anni. Ricordo l’arrivo al villaggio olimpico da cui si vedeva il braciere, ricordo le tante emozioni e anche la semplice visione di quelle fiamme mi pungolava e mi responsabilizzava. Indimenticabile il momento di salire sul podio con il boato del pubblico alla lettura del mio nome".

Una gioia incredibile.

"Indubbiamente e mi emoziono ancora pensandoci. Venivo da un risultato importante in qualifica con il 2° miglior lancio. Feci un riscaldamento perfetto, ma poco prima di scendere in pista venne giù un acquazzone che rimescolò tutto facendo saltare la strategia studiata con Roberto Guidi. Seguirono minuti di tensione ma un mio must recita: ‘il miglior atleta è quello che riesce ad adattarsi a qualsiasi situazione possibile’ e quella sera lo feci. Ero carico, sicuro di me anche se emozionato. Prima del lancio da medaglia mi girai verso la tribuna e, in mezzo a tantissimi volti, vidi quello disteso del mio allenatore. Fu la cosa decisiva per sciogliermi e dare tutto in quei pochi secondi, in quei movimenti che avevo già ripetuto migliaia e migliaia di volte".

Con quali aspettative parte per la Francia la squadra italiana?

"Le Olimpiadi di Tokio ci hanno fatto conoscere al mondo. I recenti Europei, invece, ci hanno consacrato. Sappiamo di poter ambire al vertice in tantissime discipline e possiamo contare su giovani e performanti atleti, come Tamberi, Jacobs, Fabbri e Fantini tanto per fare qualche nome. Abbiamo la consapevolezza di possedere tante frecce al nostro arco".

L’atletica italiana, numeri alla mano, sembra veramente vivere una Età dell’oro.

"Durante il lockdown siamo stati in grado di aggiornarci soprattutto a livello biomeccanico e, finalmente, gli atleti hanno anche trovato il giusto spazio mediatico. Finite le restrizioni, poi, siamo tornati a fare raduni ed anche questo è stato importante".

Lei ha mosso i suoi primi passi al Centro Atletico Versilia. Oggi in Versilia c’è fermento?

"Sì e ne vado anche fiero. In generale molti più ragazzi, rispetto ad un tempo, si avvicinano all’atletica; atletica che fa bene a corpo e spirito. Al Falcone e Borsellino di Pietrasanta ho potuto ammirare due giovani ragazze che, sono sicuro, faranno presto parlare di loro". Ultima domanda. Come è nata la passione per il martello? "È arrivata per gradi. Avevo iniziato con l’aikido, per poi darmi al calcio con la Don Bosco Mazzola. È stato durante le medie che ho iniziato a frequentare il campo di atletica di Pozzi e da lì non mi sono più fermato. Lancio del disco, del peso, del giavellotto. Insomma mi sono cimentato in tutto, poi la svolta è arrivata con l’incontro con Guidi".

Sergio Iacopetti