
Simona Lippi e Ginevra, la mamma e la sorella di Viola Barghetti scomparsa a 18 anni
"Questa è la fantasiosa storia di una manica...". E di una giovane donna, e artista, che si è rimboccata il coraggio, e all’alba dei diciott’anni ha affrontato la malattia, un osteosarcoma, con la forza di uragano. Che durante le cure ha viaggiato, ha riso, ha studiato, ha fatto il bagno in mare, ha letto libri, disegnato facce buffe su fogli bianchi, immaginato e vissuto fino a quell’ultimo respiro. In una giornata di dicembre del 2023. È la storia di Viola Barghetti, che il 12 giugno avrebbe compiuto vent’anni.
E nel suo ricordo, per sostenere tutti i bambini, le bambine, i ragazzi e le ragazze che, come lei, si sono rimboccati la paura e il dolore per affrontare un percorso di cure oncologiche, nasce il progetto delle “Rim-bambole”, vestite da vecchie maniche di camicie recuperate, infiocchettate da nastri e da pizzi donati, promosso dall’associazione “L’artefice Viola“, nata un anno fa su impulso delle mamma di Viola, Simona Lippi, e della sorella, Ginevra Barghetti. E l’obiettivo è donare a Viola quel sogno che ha cullato sin da bambina: "Essere ricordata per aver fatto qualcosa di buono"; e dunque contribuire, anche attraverso la vendita della “Rim-bambole“ di pezza – che saranno disponibili dal 12 giugno, durante la festa di compleanno di Viola che si svolgerà con un apericena in musica al “Chioscio” in Pineta di Ponente – alla ricerca della Fondazione Pisana per la Scienza e per fare un mega regalo al reparto di oncologia del Santa Chiara di Pisa che si è preso cura, anche, di Viola.
Quella della “Rim-bambole“ "è un’idea di Laura Bartelloni, in arte Labart, artista estrosa e costumista del carrista Matteo Raciti e del mascheratista Silvano Bianchi. "Nostra socia e amica da tanti anni, che si è presentata nella nostra sede – raccontano Simona e Ginevra – con la voglia di fare qualcosa per noi, ma soprattutto per l’associazione". Perché in questi mesi il sogno di Viola, "lasciare qualcosa di buono in questo mondo", è diventato quello di una comunità (oltre cinquecento gli associati a “L’Artefice Viola“), che ha scelto di sostenere con diverse iniziative il percorso della Onlus.
Per vestire le “Rim-bambole“ serviranno vecchie camicie a maniche lunghe, meglio se con stampe fantasiose; e nella sede dell’associazione (L’artefice Viola si trova al 79 di via Machiavelli) è già partita la raccolta delle stoffe, insieme a quella di bottoni, pezzetti di nastri, pizzi vari... "Ma queste bambole dovevano avere un significato nostro" racconta Simona. E così, sopra al volto dipinto da un artista locale (tanti quelli che hanno aderito al progetto), le bambole di pezza non avranno i capelli, bensì un cappellino o una bandana. "Sono bambole di cui prendersi idealmente cura, per sostenere realmente la cura per tutti quei bambini e i ragazzi che stanno affrontando la malattia". E nella confezione della “Rim-bambola“, realizzata anche quella con ritagli delle camicie, saranno inseriti dei gomitoli di lana. E perché? "Perché questo – spiega Simona – è un po’ il simbolo di questo progetto, e di tutti i progetti che abbiamo avviato. Con quella lana si potranno realizzare i capelli delle bambole", segno simbolico della guarigione e di un sogno universale: trovare la cura per sconfiggere il cancro.
Tutta questa storia delle “Rim-bambole“, delle camicie, e delle maniche, è accompagnata da una filastrocca scritta da Elena Petreni e illustrata da Ginevra. Filastrocca che si conclude con il senso profondo di “Rim-bambolarsi“: "Un invito a cogliere la meraviglia della vita, a non smettere mai di incantare ed incantarsi. Ogni rim-bambola ci insegna, infatti, che una cosa piccola può trasformarsi in una cosa grande, e che se ci rimbocchiamo tutti le maniche, la bellezza diventerà un’onda immensa che si espande".
Proprio come il ricordo di Viola.