MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Lecciona preda del malcostume "Così la sua biodiversità è a rischio"

In viaggio con Legambiente alla scoperta delle cattive abitudini che minacciano la nostra riserva protetta

Lecciona preda del malcostume  "Così la sua biodiversità è a rischio"

Lecciona preda del malcostume "Così la sua biodiversità è a rischio"

di Martina Del Chicca

Una riserva naturale sfruttata come una spiaggia libera. È il destino della Lecciona: sette chilometri di costa protetta dal Parco, tra il mare e la macchia lucchese. Caratterizzata dalle dune che le arrotondano il fianco, da elicriseti e ginepreti che ne fanno un tesoro di biodiversità. Ma la mancanza di controlli e ancor meno di consapevolezza "Rischiano però di impoverire, progressivamente, questo patrimonio".

È il presidente di Legambiente Versilia, Riccardo Cecchini, ad accompagnarci in un viaggio nel malcostume che abita la riserva (chiamiamola col suo nome) della Lecciona ."Purtroppo sono tanti, spesso inconsapevoli, i gesti che minacciano la biodiversità di questo luogo". Da quelli più comuni, come le capanne e gli accampamenti che puntellano l’arenile, a quelli più eclatanti, "Oltre a resti di fuochi notturni, sulla spiaggia – racconta Cecchini – abbiamo trovato anche un kit per i fuochi artificiali, che non sono solo arrecano danno alla fauna, in particolare l’avifauna, che popola l’area; ma sono anche un moltiplicatore di rischio per gli incendi".

Un vasto assortimento è stato documentato, attraverso fotografie, dai volontari dell’associazione ambientalista che ogni mattina, da tre estati, monitorano la spiaggia in cerca di eventuali nidificazioni di Caretta Caretta. "Non abbiamo trovato nessun uovo – anche il Fratino da almeno quattro anni non nidifica più alla Lecciona –, ma purtroppo numerose situazioni di incuria. E il risultato di questo reportage lo abbiamo inviato al Parco e al Comune, sperando che possano intervenire, magari in maniera corale, per far fronte a questa situazione".

Dagli abbandoni dei rifiuti sotto i ginepri, alle orme del passaggio di mezzi meccanici per la pulizia della zona retrodunale, fino alle ingerenze sulle dune, dove zampettano i cani e c’è chi le attraversa cercando una scorciatoia. E sempre sulle dune, ai piedi dei camminamenti che portano verso il mare, si contano decine, centinaia nel fine settimana, di biciclette ammucchiate. Vengono trascinate fin lì dai bagnanti per portarle fuori dall’ombra in cui, purtroppo sempre più spesso, agiscono i ladri. "Ma le dune – prosegue il presidente di Legambiente – hanno un’importanza vitale per questo ambiente, perché proteggono la Macchia dal vento e dal cuneo salino. Calpestarle significa minacciare la loro tenuta".

L’ideale sarebbe dunque piantare l’ombrellone e stendere l’asciugamano a massimo venti o trenta metri dalla riva, cercando di tenersi, sempre, il più possibile distanti dalla dune. E anche evitare anche di fare quelle capanne, così suggestive, con i legni straccati dal mare, "Perché – spiega ancora Cecchini – è proprio intorno a questi legni che , per effetto del vento, si accumula e si sedimenta la sabbia che dà origine alle dune pioniere. Per questo andrebbero lasciati a terra, dove li portano mareggiate". Una quindicina di anni fa, ricorda il presidente di Legambiente, "c’era una pattuglia della Polizia Municipale che percorrendo la Lecciona sanzionava i proprietari dei cani lasciati liberi, mentre i guardia bosco smontavano le capanne con i legni spiegando proprio l’importanza del materiale straccato a riva". Oggi le risorse per i controlli sono risicate, "E anche la cartellonistica, con le norme per un uso sostenibile della spiaggia, ormai è in gran parte danneggiata". La Lecciona merita di essere vissuta, "ma come le cose preziose va maneggiata con cura".