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L’endorsement eccellente Bocelli sostiene Veronesi

Il noto tenore ha scritto al maestro per appoggiare il progetto “Save Opera“ "Sono decenni che gli allestimenti si trasformano in spettacoli provocatori".

L’endorsement eccellente Bocelli sostiene Veronesi

È una voce autorevole del panorama musicale quella che si solleva per sostenere il progetto “Save Opera“. Il tenore Andrea Bocelli appoggia apertamente l’associazione promossa Alberto Veronesi per "Tutelare la cultura dalle follie degli organizzatori della lirica"; nata all’indomani della clamorosa protesta del maestro che per contestare l’allestimento “Sessantottino“ della Bohème – in scena al Gran Teatro di Torre del Lago per la regia di Christophe Gayral – è salito sul podio bendato e così, con gli occhi coperti da un drappo nero "per non vedere quelle scene" definite "ipercomuniste", ha diretto l’orchestra. Bocelli si unisce dunque alla crociata di Veronesi, stigmatizzando "Un malcostume potente ed annoso: sono ormai decenni – sostiene il tenore, che insieme alla moglie Veronica ha inviato una lettera al maestro Veronesi – che, soprattutto in certe realtà geografiche e culturali, l’allestimento di un titolo operistico rischia di trasformarsi in uno spettacolo provocatorio, avulso dalla sensibilità, dallo stile, dal significato espressi dal compositore e tanto meno dal librettista".

E con l’endorsement della stella internazionale del belcanto Veronesi annuncia che "Save Opera farà a breve un incontro in Senato per depositare una proposta di legge per ritornare allo spirito della Legge 800, la legge del 1967 che ha introdotto il “Fondo unico spettacolo“" ovvero il contributo annuale che sostiene tutta l’attività di spettacolo italiana. "Si tratta – spiega il maestro – di ristabilire la figura del direttore artistico che nella legge 800 doveva essere un musicista. Tecnicamente la proposta è nel DM 25 ottobre 2021 ‘FUS 2022-2024’ art.2 comma k, e successive modificazioni da inserire: “Il direttore artistico deve essere un musicista tra i più rinomati”".

"La riforma di Veltroni sulle Fondazioni liriche degli anni 90 travolse la figura del direttore artistico musicista, con la conseguenza che oggi – conclude Veronesi – ci sono fondazioni liriche o istituzioni musicali dove nessuno dei dirigenti sa leggere la musica, questo perché Veltroni ritenne necessario sostituire la competenza professionale con l’attribuzione di incarichi a chi aveva la tessere di partito, operazione completamente riuscita se si pensa che oggi il 99% dei dirigenti della musica italiana".

Red.Viar.