REDAZIONE VIAREGGIO

Leopoldo Mastelloni assolto, "Perché il fatto non sussiste" dopo la bestemmia a Bussoladomani

Nel 1985, l'assoluzione dell'attore Leopoldo Mastelloni da una accusa di "vilipendio alla religione" causò una reazione a catena in tutta Italia. La sentenza fu confermata anche dalla Corte di Cassazione.

Leopoldo Mastelloni assolto, "Perché il fatto non sussiste" dopo la bestemmia a Bussoladomani

I vecchi uffici giudiziari di Viareggio, in piazza Sant’Antonio, davanti all’omonima chiesa, finirono sotto i riflettori di tutta Italia la mattina del 23 giugno 1985, quando intorno a mezzogiorno l’allora pretore Angelo Maestri (scomparso lo scorso anno) pronunciò una sentenza che fece rumore, per non dire clamore: l’assoluzione dell’attore Leopoldo Mastelloni accusato di “vilipendio alla religione” con la motivazione”perché il fatto non sussiste”. Una sentenza che innescò una lunga reazione a catena con i cattolici, in particolar modo coloro che abitualmente frequentavano la chiesa, contro atei e agnostici, . La notizia criminis alla base del processo era dell’anno precedente: il 22 gennaio 1984, nel corso della trasmissione “Blitz”, in diretta condotta da Gianni Minà e con Stella Pende titolare di una rubrica, gli studi televisivi esterni nel tendone di Bussoladomani a Lido di Camaiore, nel corso di una concitata discussione con il pubblico, l’ospite Leopoldo Mastelloni bestemmiò. Con meno poesia “schiacciò un moccolo”.

Apriti cielo e spalancati terra. Nonostante le tempestive scuse di Mastelloni, la parola scandalo finì per dilagare sulla stampa scritta e in tv. Non solo, visto che alcune associazioni cattoliche - sentendosi offese - cominciarono a far rullare i tamburi di guerra. La prima denuncia contro Mastelloni per avere bestemmiato in pubblico la firmò però un professionista viareggino, fervente cattolico. Dopo una controversa fase istruttoria - ci furono anche voci autorevoli della Sinistra italiana che presero le difese dell’attore campano - si arrivò al processo con la sentenza annunciata nella tarda mattinata del 23 giugno. L’assoluzione di Mastelloni decisa dal pretore Angelo Maestri non chiuse il caso: tutt’altro. Visto che gli sconfitti nel primo grado di giudizio, non si fermarono arrivando fino alla suprema Corte di Cassazione, che decise di far ricominciare da capo il processo, spostando la sede del giudizio alla Pretura di Pietrasanta. Ma un anno e mezzo dopo, anche la seconda puntata, con la stessa impalcatura accusatoria (vilipendio alla religione) non cambiò il finale: il pretore di Pietrasanta confermò l’assoluzione dell’attore “perché il fatto non sussiste”, A rimetterci semmai fu Bussoladomani, visto che dopo la bestemmia... finì al rogo, nel senso che le dirette di Blitz dal tendone lidese vennero sospese, con un danno economico e d’immagine non indifferente.