MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

L’epopea dei francescani. L’ultimo frate torna a casa. Nella cripta di Sant’Antonio

Esumata dal cimitero la salma di padre Bonvini: presto sarà tumulata in chiesa. Scomparso nel 2011 ha vestito il saio che fu di Fra’ Bargagli, ucciso dalle SS. .

L’epopea dei francescani. L’ultimo frate torna a casa. Nella cripta di Sant’Antonio

L’epopea dei francescani. L’ultimo frate torna a casa. Nella cripta di Sant’Antonio

Nella chiesa di piazza San Francesco, proprio sotto la statua originale di Sant’Antonio – che risale al Seicento e che fu l’unica opera (insieme a quella di Santa Lucia) a salvarsi dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale – da cinque anni riposa la comunità dei frati francescani viareggini. Insieme ad un patrimonio di storie; cariche di fede, colme di umanità e d’arte. Alcune note, altre quasi dimenticate. Comunque d’esempio.

Era il 2019 quando, nel quarto centenario della presenza delle comunità francescana in città, risalente appunto al 1619, le spoglie dei frati viareggini vennero esumate dal cimitero comunale, dal “campo dei frati“, dov’erano sepolte, per essere trasferite nella cripta della chiesa. Realizzata, come anticipato, sotto la statua originale di Sant’Antonio; nello spazio in cui, prima del 2013, prima dei lavori di ammodernamento dell’edificio sacro, c’era un vano caldaia. "Fu un gesto d’affetto – ricorda David Zappelli –, fatto con l’idea di riportare i frati nella loro casa, proprio in occasione di quell’anniversario così importante". E lì, a testimonianza di quelle vite che hanno accompagnato Sant’Antonio e tutta la nostra comunità per secoli, è stata posata una lapide.

Tra i nomi si leggono quelli di padre Leonardo Pacini, compositore, e amico del maestro Giacomo Puccini, che a Viareggio fondò la prima scuola di musica. Di padre Ubaldo Coppi, che ricostruì la chiesa dalle macerie lasciate dalla guerra. E ancora di Roberto Domenici, a cui si deve la realizzazione del presepe animato del cimitero pubblico; di padre Giosuè Bagatti, a lungo cappellano dell’ospedale del “Tabarracci“, fondatore dello scoutismo a Viareggio e artista. Suo l’affresco all’ingresso del vecchio Pronto Soccorso, e anche quelli che decoravano il battistero abbattuto per far spazio all’urbanizzazione del quartiere della “Vecchia Viareggio“. Un elenco di diciotto nomi e di storie al quale, presto, si aggiungerà anche quella di padre Berardo Bonvini.

Padre Bonvini – che ha vissuto il suo lungo sacerdozio tra Pietrasanta, Viareggio e Pisa – è scomparso nel 2011 all’età di 89 anni, ed era rimasto l’ultimo dei francescani a riposare nel “campo dei frati“ nel cimitero di via Marco Polo. Ieri mattina anche il suo corpo è stato esumato, e "ad ottobre – spiega padre Elzeario Adam Nowak – i suoi resti saranno tumulati insieme a quelli degli altri frati, nella cripta della chiesa". Riposerà fianco alle spoglie di fra’ Antonio Bargagli, "di cui – racconta ancora Zappelli – padre Berardo indossò il saio, dopo il suo tragico sacrificio".

Fra’ Bargagli era il sacrestano di Sant’Antonio che, nel pieno del conflitto bellico, quando a Viareggio arrivò l’ordine di evacuazione, decise di non sfollare. Di resistere, e restare nelle periferie per assistere i malati e gli infermi. Impegno che gli costò la vita: nel 1944, percorrendo la via dei Comparini, fu infatti malmenato e poi ucciso con un colpo di rivoltella da una pattuglia tedesca delle SS. Nel luogo in cui venne assassinato, proprio di fronte agli occhi della madre di Berardo Bonvini, testimone di quell’orrore, è stata collocata una lapide. Il 10 agosto saranno ottant’anni da quel drammatico giorno.