Cancellato dalla sentenza della Cassazione l’aggravente dell’incidente sul lavoro, ma cancellate anche le responsabilità ai piani alti delle Ferrovie dello Stato. Gli ex amministratori Mauro Moretti, Michele Elia e Mario Castaldo, sebbene condannati in primo e secondo grado in un giudizio di merito, possono adesso tirare un sospiro di sollievo. E, forse, stappare la bottiglia di champagne che avevano lasciato in frigo per le grandi occasioni. Dovranno ripresentarsi a Firenze per un processo bis. E sono quasi certi di uscirne indenni.
A differenza delle sentenze di primo e secondo grado, la Corte di Cassazione ha individuato le responsabilità del disastro ferroviario solo fra gli imputati tedeschi (e del resto non poteva essere altrimenti) e in qualche dirigente tecnico delle Ferrovie di Cima Riparazioni (dove venne montato l’assile marcio). E ha invece considerato estranei alle responsabilità (bisognerà attendere le motivazioni per capire il ragionamento) i vertici aziendali delle Ferrovie italiane. A cominciare da Mauro Moretti, il numero uno delle Ferrovie Italiane, manager considerato da tutti (soprattutto dai suoi grandi estimatori) come capace di mettere a posto i conti aziendali. Anche se, è il parere dei suoi detrattori, a scapito degli investimenti in sicurezza.
Da qualunque parte la si guardi il ruolo di Mauro Moretti è stato centrale fin dall’inizio. Fu lui a venire a Viareggio il giorno dopo il disastro per dire che le Ferrovie non avevano responsabilità per quanto accaduto. Parlò di ’spiacevole incidente’ e quelle sue parole negli anni hanno ferito i familiari delle vittime e un’intera città. Mai andato in un ospedale a trovare i feriti, mai una parola di vicinanza ai familiari.
Non è stato fin dall’inizio un campione di diplomazia. Ma questo, si sa, non lo qualifica automaticamente come un colpevole. E su di lui, sulla sua figura, sul ruolo coperto all’interno delle Fs non c’è stata, va detto, uniformità di vedute tra i giudici.
Il collegio di Lucca, in primo grado, lo condannò in quanto amministratore delegato di Rfi dal momento in cui il treno della morte iniziò a circolare in Italia fino al 2006 anno in cui divenne amminitratore delegato della holding Ferrovie dello Stato; e proprio in questa sua veste venne assollto dai giudici di primo grado in quanto, evidentemente, non fu dimostrato il suo ruolo di assoluto controllo e dominio sulle società collegate come Logistica, Rfi e Trenitalia.
In secondo grado invece i giudici fiorentini lo condannarono anche come amministratore della holding individuando in lui l’amministratore che determinava ogni cosa all’interno delle Ferrovie dello Stato.
I giudici romani della Cassazione hanno avuto un approccio ancora diverso: il processo a suo carico dovrà essere rifatto con tutti i rischi che questo implica. "E‘ stata colpita in maniera radicale la sentenza della Corte di appello". Così Franco Coppi difensore dell‘ex ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti dopo la sentenza della Cassazione sulla Strage di Viareggio. "Di fronte a catastrofe dell‘appello, la Cassazione mi pare abbia rimesso molte cose a posto", aggiunge.
Certamente un duro colpo per i familiari delle vittime che avevano idividuato fin da subito in Moretti come la persona che aveva fatto e disfatto in Ferrovie, l’amminitrstaiore che nel nome del risamento dei conti aziendali, aveva sacrificato tanti aspetti legati alla sicurezza. Aspetti deflagrati in maniera così drammatica e violenta la notte del 29 giugno 2009 quando un treno merci che trasportava gpl deragliò all’ingresso della stazione.