"L’inno a Roma no". Per questo sono rimaste vuote le poltroncine riservate alla giunta Del Ghingaro per il concerto inaugurale delle Celebrazioni Pucciniane, ieri sera nella cornice lucchese di piazza Napoleone, diretto da Beatrice Venezi con l’orchestra del teatro “Carlo Felice“ di Genova. Il sindaco di Viareggio ha provato a convincere il collega lucchese, Mario Pardini, dell’inopportunità di portare l’inno scritto da Fausto Salvatori e musicato (controvoglia, come riportarono le cronache dell’epoca) da Giacomo Puccini nel 1919, entrato poi nel repertorio del regime fascista e colonna sonora del Movimento sociale, sul palco delle Celebrazioni del centenario. La stessa richiesta, ovvero togliere “L’inno a Roma“ dalla scalatta del concerto, sarebbe arrivata anche dal sindaco di Pescaglia Andrea Bonfanti. Ma senza successo. "L’inno s’ha da fare" ha ribadito il direttore Venezi. "L’ho sempre eseguito e continuerò a farlo – ha spiegato –. Stiamo facendo una guerra all’intenzione di Puccini. I tedeschi allora cosa dovrebbero fare con la musica di Wagner? Mi sembra che loro abbiano fatto pace con la loro memoria storica. Puccini lo scrive nel 1919, è un inno patriottico. Continuare a leggere queste cose sotto un profilo ideologico lo trovo vetusto e superato. Trovo scandaloso che la questione sia stata sollevata da due persone che fanno parte del Centro Studi Puccini e del comitato, che dovrebbero essere le persone il cui compito è tutelare, preservare e curare l’eredità musicale di Giacomo Puccini. Parlo di Michele Girardi e Gabriella Biagi Ravenni. Questo è grave e la dice lunga sullo stato di salute della nostra cultura. Se si legge il testo di questo inno non c’è alcun riferimento ideologico, nessuna apologia del fascismo".
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