L’ultimo abbraccio a Paolo Pardini: "Te ne sei andato troppo presto. Il tuo sorriso nei nostri cuori"

Una folla in lacrime ha gremito la chiesa parrocchiale al Don Bosco

L’ultimo abbraccio a Paolo Pardini: "Te ne sei andato troppo presto. Il tuo sorriso nei nostri cuori"

Il feretro con la salma di Paolo Pardini viene portata fuori dalla chiesa di Don Bosco

VIAREGGIO

Era il suo sorriso, accennato, fresco come il vento che respirava quando, imbarcato, era lontano dalla città. Leggero come la brezza che gli sfiorava il viso quando, invece, nella sua Viareggio, tornava, come un marinaio appena sbarcato in un porto sicuro. Era il suo sguardo solare, giocherellone, generoso e sicuro che illuminava ogni stanza, ogni persona e ogni vita che incontrava che, ieri pomeriggio, sin dall’altare e dalla sua fotografia poggiata sopra il feretro e circondata da fiori, amici e familiari, ha illuminato la Chiesa di Don Bosco. Perché Paolo Pardini, scomparso di colpo, a 51 anni, lunedì sera dopo uno scontro fatale con il guard rail della variante Aurelia, era così: un uomo buono, che era amato e sapeva amare. Come dimostrazione ne è stata la folla di persone che ieri si è riunita in chiesa per consegnare a “Paolo Paolo“ un pensiero, un bacio, un saluto, un applauso, che lo ha accompagnato nell’uscita dalla Chiesa. Per dare un abbraccio stretto alla sua anima e a quella famiglia, a Guido, Gemma e Caterina, che con una forza d’animo che scorreva nelle vene delllo stesso Paolo, l’uno a fianco all’altra, in prima fila, non lo hanno mai lasciato. Una forza d’animo, di cuore, vero, puro, che "è la cosa principale nella vita, saper imparare, vivere e affrontare tutto con sapienza e con affetto, come ricorda quella di Salomone", ha sottolineato don Luigi nella sua omelia. "Ma dove va a finire l’affetto che proviamo l’uno per l’altro? Abbiamo dentro di noi il desiderio di infinito, che ogni legame, affetto, amore non si spezzi con la morte - ha continuato il parrocco - E l’unica possibilità perché questo succeda, è in Dio e nella vita eterna. Una vita in cui le cose importanti, sono quelle che non si vedono e toccano: le emozioni, i sentimenti, un’intensità del tempo, non dell’orologio, ma di un tempo di qualità, di pienezza, che è la premessa, e la promessa, del Signore. Una possibilità di rincontrarci nella Chiesa della vita, e in una vita, eterna, che non è un luogo, ma uno stato. Di pienezza, e di intensità".

Ed un’anima, quella di Paolo, ora eterna, che di vita e di intensità ne ha vista, sentita, e donata, in tutto quello che lo ha visto protagonista o anche solo partecipe, dal lavoro di fisioterapista, a quello, dei suoi sogni, di comandante di navi, al tifo sugli spalti dello stadio dei Pini a quello del Barsacchi, sempre giusto e coerente, con sé stesso e gli altri.

Un’anima "che è stata per molte persone, in questa dimensione “nave scuola“, un faro - ha testimoniato la sorella Caterina dall’altare, con voce sussurrata, quasi rotta, ma allo stesso tempo sicura, di quello che il fratello è stato, e sarà, per sempre -. Al modo di tuo nonno, senza troppo rumore e scalpore hai portato aiuto a chi hai incontrato. E ora la tua anima ha terminato il suo compito, e non è facile accettarlo. Forse solo con il cuore, è possibile farlo. Noi restiamo qui ancora un po’, su questa nave scuola, facendo tesoro del tuo esempio e dei tuoi saggi consigli. Il tempo di una vita è un attimo se paragonato all’eterno, e anche se mi mancheranno i tuoi abbracci, il tuo calore, alla fine, è solo un battito di ciglia, il tempo per riabbracciarti. Dunque a presto, fratello: buona strada".

Gaia Parrini