FRANCESCA NAVARI
Cronaca

Luogo icona da 25 anni. E prima c’era La Cicala poi lo sbarco dei volti tv

Qui lusso e ostentazione sono stati la ricetta alla base di un lungo successo. A frequentare la spiaggia politici, imprenditori, sportivi e soubrette.

Uno dei momenti magici che il «Twiga» targato Flavio Briatore ha saputo regalare ai propri clienti

Uno dei momenti magici che il «Twiga» targato Flavio Briatore ha saputo regalare ai propri clienti

Il Twiga è stato il punto di svolta tra la villeggiatura slow e la vacanza spendereccia. La rivoluzione della spiaggia, da relax sotto l’ombrellone a beach club ’all inclusive’ con negozi, coiffeur, ristorante e discoteca, capace di rimanere per quasi 25 anni sulla cresta dell’onda. Era infatti il 2001 quando personaggi come Flavio Briatore, Marcello Lippi, Daniela Santanchè e Paolo Brosio puntarono su quell’idea tutta innovativa che incuriosì e fece storcere il naso. Poi il Twiga ha conquistato, proiettando in una dimensione di night life metropolitana e facendo assaggiare anche alla costa di provincia la sensazione glamour di non essere solo un’isola ancorata agli anni Sessanta. Il beach club ha avuto una forza così dirompente da far dimenticare ciò che prima aveva tracciato una storia proprio in quel punto: in anni più remoti c’era La Cicala, negli Ottanta quel locale era il Pop In, poi trasformato in Ikebana; il Vogue fece tendenza per tutti gli anni Novanta traghettando nell’innovativa ’Twiga-age’. Nonostante vari mutamenti societari, il Twiga è stato capace di mantenere alta l’attenzione grazie ai tanti personaggi che da sempre l’hanno frequentato: senatori, ministri e deputati, dal presidente del Senato Ignazio La Russa alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, entrambi di Fratelli d’Italia, ma anche Maria Elena Boschi di Italia Viva fino a personaggi come Michelle Hunziker, Barbara D’Urso, Carlo Ancelotti e Adriano Galliani, Nek, Elisabetta Gregoraci (ex moglie di Briatore) e pressochè tutti i volti – noti o meno noti – dei programmi Mediaset.

Di quello stabilimento sul margine del territorio di Marina di Pietrasanta (e con la registrazione ufficiale e dal sapore più mondano ’Twiga di Forte dei Marmi’) tanto si è vociferato, in primis per i costi stratosferici, che oggi sono i listini canonici di ogni bagno del Forte. Allora invece l’esclusivo stabilimento balneare di Briatore fece conquistare alla Versilia il titolo di spiaggia più cara d’Italia per il “Presidential Gazebo”, la pagoda a due passi dal mare con 2 letti marocchini, tavolo centrale, 4 lettini, musica e connessione wi-fi il cui costo di noleggio giornaliero ad agosto era di 1.000 euro (sorpassando l’esclusivo Hotel Excelsior al Lido di Venezia e perfino Porto Cervo), per non parlare dell’intera stagione che si aggirava attorno ai 20mila. Ma ciò che veramente ha rivoluzionato è stata l’idea del lusso da assaporare, o semplicemente da ammirare, sentendosene comunque parte.

La nuova logica ha sradicato ogni orpello di quella villeggiatura da cartolina anni Sessanta, calamitando personaggi del calciomercato e imprenditori di grido in un ambiente capace di tenere alla lontana i radical chic intenzionati a non farsi notare ("perchè quella è eleganza") per traasformarsi in un palcoscenico necessario per regalare sogni, ribaltando la logica nell’"esserci perchè è importante esserci", decisamente amplificata da social e selfie. Così la mondanità ostentata ha importato nella romantica costa che sospirava al ricordo degli anni ruggenti alla Bussola una frenetica ricerca della bellezza, dell’estetica, del Patek Philippe al polso o della YSL da sfoggiare anche a vent’anni. Con una corsa a sedere al tavolo più glamour: quello dove i camerieri arrivano trionfanti portando in spalla il modellino di F1 ricoperto di Veuve Clicquot dall’etichetta luminosa che fanno da indicatore del cliente più spendaccione. Il Twiga in 25 anni è stato tutto questo: lusso, ostentazione e mood un po’ spaccone. Ma, soprattutto, è stato comunque successo.

Francesca Navari