
I carabinieri effettuarono tutti i rilievi del caso per ricostruire quanto accaduto nel cortile della casa-famiglia di Stiava
Viareggio, 4 aprile 2015 - AVEVA appena 18 mesi quando venne inavvertitamente urtato da un’auto in manovra nel cortile interno di una casa-famiglia a Stiava. Per quella morte, così assurda e inspiegabile, accaduta la mattina del 29 settembre dello scorso anno, il pubblico ministero Piero Capizzotto ha avanzato al Gip Riccardo Nerucci la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti della dipendente della cooperativa, una 45enne di Massarosa, che era alla guida dell’auto per omicidio colposo e anche nei confronti della madre del bambino per concorso in omicidio colposo per la mancata sorveglianza del piccolo che girottolava da solo in quel cortile. Il Gip si pronuncerà nei prossimi giorni su questa vicenda delicata e dolorosa al di là delle singole eventuali responsabilità.
Nella sua richiesta di rinvio a giudizio il Pm ha già escluso nei confronti della dipendente della Coop l’ipotesi dell’omissione di soccorso: sentite tutte le testimonianze da parte dei carabinieri, evidentemente, è apparso chiaro che la donna, che poi era andata in comune a Massarosa a sbrigare delle pratiche, non si era effettivamente accorta di aver urtato il piccolo.
LA TRAGEDIA. Avvenne nel cortile della casa famiglia Sonrisa in via De Gasperi nel centro di Stiava gestita dalla cooperativa sociale Serinper di Massa. La madre del bambino era ospite solo da pochi giorni, mandata lì su disposizione di un Tribunale di fuori regione. Il bambino era evidentemente sfuggito per un attimo al suo controllo e, non visto dalla conducente della Dacia in manovra, era stato urtato leggermente con la parte anteriore della macchina. Un colpo non violento (tant’è che nessuno si era accorto di nulla, nemmeno un’altra ospite della struttura che era in auto insieme alla dipendente della coop alla guida), ma chirurgico e letale. Il medico legale Stefano Pierotti nell’autopsia evidenziò che il piccolo aveva subito un colpo alla testa perfettamente compatibile con i segni riportati sull’auto. Dopo l’urto la Dacia uscì da cortile e le due donne a bordo proseguirono verso il comune di Massarosa dove furono informate di quanto era accaduto poco prima. Nel cortile fu la madre per prima a rendersi conto della tragedia nel vedere il suo piccolo a terra. Lo prese in braccio, implorò aiuto. Ma per il piccolo non c’era più nulla da fare.