CHIARA CASELLI
Cronaca

Manon Lescaut, material girl. L’orchestra del Gran Teatro sarà diretta da Beatrice Venezi

Sul palcoscenico di Torre del Lago stasera debutta l’opera che ha consacrato il genio di Giacomo Puccini. La regia è affidata a Massimo Gasparon che da oltre 30 anni lavora a fianco a Pier Luigi Pizzi.

Manon Lescaut, material girl. L’orchestra del Gran Teatro sarà diretta da Beatrice Venezi

Manon Lescaut, material girl. L’orchestra del Gran Teatro sarà diretta da Beatrice Venezi

Fu il primo grandissimo successo di Puccini, che lo consacrò definitivamente protagonista assoluto nella storia del melodramma. Debutta stasera alle 21.15 al Gran Teatro il secondo dei sei nuovi allestimenti del 70° Festival pucciniano, Manon Lescaut. Fedele d’Amico definì l’opera "il Tristano italiano" alludendo all’influenza che il dramma wagneriano aveva esercitato sul musicista, che doveva fare i conti con la grande popolarità della Manon di Massenet di nove anni prima. Molti gli scrittori impegnati nella compilazione del libretto: Marco Praga e Domenico Oliva; poi entrarono in ballo Ruggero Leoncavallo, lo stesso editore Giulio Ricordi e marginalmente Giuseppe Giacosa, con continue intromissioni del compositore che non voleva ripetere gli errori di Edgar, opera ricchissima musicalmente ma disastrosa sotto il profilo della drammaturgia. Puccini fece tesoro di quel fallimento e divenne esigentissimo, E finalmente Manon Lescaut andò in scena nel febbraio del ’93 al Regio di Torino. Un successo esaltante che portò l’opera in tutto il mondo, trionfando al Metropolitan di New York nel 1907 sotto l’egida di Toscanini e Caruso.

Sul podio è Beatrice Venezi, di origini lucchesi proprio come Puccini e come tale affezionatissima a questo repertorio. "Manon – afferma – è l’opera che più di tutte, assieme a Bohème, parla di giovinezza. In questa partitura, in realtà non così frequentemente rappresentata, Puccini ha condensato lo spirito di chi si vuol mangiare letteralmente il mondo. È il primo grande capolavoro pucciniano, in cui si può trovare tutto: la grande arcata melodica e l’uso consapevole del Leitmotiv, le tecniche della tradizione operistica italiana e il cromatismo di marca wagneriana, i pezzi di genere, dal madrigale al minuetto, e i grandi concertati di sapore verdiano".

La regia di Massimo Gasparon è fatta di grandi colori e grandi fondali: il palazzo, il porto, la cattedrale, il deserto. Lo spettacolo è una coproduzione col Teatro Regio di Parma, il Petruzzelli di Bari e il Teatro Nazionale di Bucarest. "È un anno che ci lavoriamo – spiega il regista – Manon all’inizio è vestita di azzurro e poi per tutta l’opera indossa un magnifico abito color fucsia. D’altra parte la musica di Puccini irradia colore di per sé. La mia visione registica ha una vena barocca. L’ambientazione è quella originale settecentesca del dramma dell’abate Prévost. Sulla piattaforma al centro del palcoscenico campeggia una fontana berniniana su cui gravita una statua emblematica: il Ratto di Proserpina. Il personaggio è molto attuale. Manon è una ragazza accecata dalla materialità, non si stacca mai dagli oggetti, i vestiti, i gioielli, e questo le costa la vita: una sorta di influencer d’altri tempi. E non poteva essere diversa: è la sua natura".