“Maschio caucasico irrisolto“. La comicità umana di Ornano arriva sul palco della Versiliana

Martedì sera l’attore porterà in scena lo spettacolo sull’irrisolutezza e le fragilità dell’individuo "Bisognerebbe capire la natura, abbracciare con un minimo di affetto e ironia anche le nostre incapacità".

“Maschio caucasico irrisolto“. La comicità umana di Ornano arriva sul palco della Versiliana

Massimo Ornano, comico e attore, è in tour con “Maschio caucasico irrisolto“

Un viaggio tra i pezzi frantumati di una vita, tra le incertezze di un uomo che, arrivato a 50 anni, fa i conti con chi è, e con chi è stato, con uno sguardo dissacrante, ma allo stesso tempo accogliente, sulle proprie fragilità e incapacità. È un “Maschio caucasico irrisolto“, quello che lo spettacolo del comico Antonio Ornano porterà, martedì 20 agosto, sul palco del Festival La Versiliana.

“Maschio caucasico irrisolto“, se lo è sentito dire per davvero?

"Me lo sono detto da solo. E ho scelto un titolo che mi faceva sorridere, e anche autospiegante per il nocciolo dello spettacolo: l’irrisolutezza della natura umana. L’essere fallaci, le incongruenze e la fallibilità dell’uomo mi risultano simpatiche".

Il suo personaggio scopre di aver vissuto sempre proiettato in avanti, per essere visto e apprezzato dagli altri. Quanto è importante questo aspetto, nel mondo dello spettacolo, e nella vita?

"È il punto cruciale, ma per chiunque. È un’epoca in cui è quasi più importante la rappresentazione che diamo di noi di quello che veramente siamo, e il paraddosso è che siamo talmente bombardati da fattori imposti dall’esterno, che molti non capiscono chi sono veramente, e chi vorrebbero essere. Bisognerebbe invece capire la natura e assecondarla, abbracciare con un minimo di affetto anche le nostre incapacità".

L’ironia e la comicità possono esorcizzare queste incapacità?

"L’ironia, e l’autoironia, aiutano molto a capire come sei fatto. Per me il palco è salvifico, in quel momento dimentico tutte le cose brutte e riesco a mettere insieme i vari pezzi in cui sono frantumato come essere umano. E questa è la magia del teatro, come lo è approfondire certi temi, perché anche solo ridere, può darti un punto di vista per sviluppare delle riflessioni".

Lo spettacolo è un flusso di coscienza, come quelli di Woody Allen, e come lui, il personaggio decide di rivolgersi ad uno psicologo. Qual è il suo rapporto con il regista?

"Per me è un genio totale. Il mio paradosso però è che avevo un certo scetticismo verso la psicoanalisi in generale, ma poi, a 49 anni, ci sono andato. Farlo ti aiuta a dare narrativa alla tua vita, a riflettere. E io utilizzo l’ironia per alleviare alcuni momenti che ho vissuto, per andare in profondità".

La psicoanalisi ha influito sullo spettacolo?

"Ogni spettacolo è la fotografia di un momento della mia vita. Ho scritto “Maschio caucasico irrisolto“ nel periodo post covid, quando ho cominciato ad andare in analisi. Molte cose sono autentiche e partono da una sincerità di fondo, poi trasmessa con un’esasperazione tipica del comico. È forse lo spettacolo più genuino e autentico che ho scritto".

Alla fine, qual è la soluzione per le incertezze dell’uomo caucasico?

"Imparare a convivere con la propria incompletezza. Che non significa non provare a migliorarsi, che dà soddisfazione, ma non arrivare all’estremo. Perché, così, non si trova pace, e non ci si gode il qui, e ora"

Gaia Parrini