
di Beppe Nelli
Le dimissioni dal consiglio comunale di Sandro Bonaceto – un ex candidato sindaco, promotore di un’alleanza civica di centrosinistra con forti connotazioni di programma – non cambia più di tanto lo scenario politico e le aspettative amministrative. Bonaceto torna alla professione a tempo pieno, a differenza di quel che ha deciso di fare l’altra grande sfidante delle ultime comunali, Barbara Paci. Ma il sobbalzo consiliare coincide con l’arrivo del nuovo commissario straordinario del Pd viareggino: sarà Marco Simiani, che già aveva partecipato alle trattative dell’intesa tra Dem e Giorgio Del Ghingaro. Una novità che surclassa il subentro di Tiziano Nicoletti, avvocato dei familiari della strage, sul seggio di Bonaceto. Simiani è un imprenditore grossetano aderente alla corrente Energia Democratica della viceministra alla pubblica istruzione Anna Ascani, corrente Dem della quale è coordinatore provinciale il sindaco di Camaiore Alessandro Del Dotto. Quindi i loro rapporti dovrebbero essere buoni, cosa ultimamente inconsuetudinaria rispetto agli ambienti viareggini. Il nuovo commissario che viene nominato dalla segretaria regionale Simona Bonafè fa parte della segreteria toscana del Pd, ma anche di quella nazionale, con delega alle infrastrutture. Sarà lui, dopo l’interregno di Alessandro Franchi, a portare il Pd viareggino al congresso: se e quando il Covid lo consentirà. Fino ad allora sarà l’interfaccia politica del sindaco Del Ghingaro, senza dimenticare che il suo predecessore Franchi è ora capo di gabinetto dell’amministrazione. Dopo le rotture del 2015, Del Ghingaro è sempre più nelle grazie dei democratici, ma ha totalmente eclissato il vecchio gruppo dirigente di via Regia. E non solo quello.
Cosa è successo nei mesi scorsi è ben noto: il Pd viareggino aveva scelto Bonaceto, poi il commissariamento ad hoc ha ribaltato le alleanze e cancellato le speranze di un’affermazione dell’ex dirigente di Confindustria. La sua coalizione ha preso così pochi voti che in consiglio è entrato solo lui. E ora che se ne va, subentra solo soletto Tiziano Nicoletti. Dunque Del Ghingaro appare più solido che mai. Con una maggioranza marmorea, dove nessun consigliere dice qualcosa se non c’è il visto preventivo dell’apparato del sindaco. E’ la caratteristica introdotto nella politica viareggina dal sindaco lucchese: prima di lui i consiglieri comunali erano sempre a bocca aperta. Ora sembrano tutti convertiti al motto: "Un bel tacer non fu mai detto". E questo, finora, è stato vero anche per i consiglieri del Pd. Da mesi la base di via Regia è inesistente: oppure è questa la nuova realtà normalizzata. Però sul piano dell’amministrazione tutto gioca a favore di Del Ghingaro. Si può dire qualsiasi cosa, ma dal dissesto è uscito senza troppi costi a carico dei cittadini, e non sono tanti gli esempi di comuni tornati al regime ordinario che possono subito finanziare opere pubbliche con fondi propri. Men che meno dopo la prima annata terribile del Covid.
Con una magioranza consiliare tenuta in pugno come Alessandro reggeva le redini di Bucefalo, e molte cambiali vantate verso il Pd toscano e nazionale, Del Ghingaro insieme al suo alter ego Valter Alberici può anche permettersi il vezzo di ventilare un interesse per le prossime comunali di Lucca, come fatto giorni fa via social. Anche solo per agitare il Pd della Piana, a partire dall’assessore regionale Stefano Baccelli, iperpresenzialista in Lucchesia: dicono che punti, nel 2022, alla poltrona di sindaco del capoluogo seguendo le orme di famiglia.
Quindi mentre il Pd Viareggio-Versilia è sempre più una barchetta in balìa del Serchio, e anche il resto della sinistra riesce a malapena a tenere il naso fuori dall’acqua, al pari di 5 anni fa Giorgio Del Ghingaro resta al centro della politica lucchese. Una spina nel fianco, ma anche un alleato indispensabile. E’ successo anche alle ultime regionali. Per di più ora il governo romano traballa. La battaglia per le prossime politiche, coi seggi parlamentari ridotti (forse) sarà terribile. A scadenza, o in anticipo. Tra mille variabili accelerate dal Covid, dove l’onda lunga porterà Del Ghingaro non lo sappiamo, non lo sanno i suoi avversari, e forse non lo sa nemmeno lui.