DANIELE MASSEGLIA
Cronaca

Morte di Sofia, battaglia in aula. I genitori: "Vogliamo giustizia"

Difesa al contrattacco: chiesta l’assoluzione sia per tecnici e titolari che per il bagnino. Sentenza a Natale

Morte di Sofia, battaglia in aula. I genitori: "Vogliamo giustizia"

Il sopralluogo della Capitaneria di porto al bagno “Texas“ il giorno della tragedia

Tutti hanno chiesto l’assoluzione dei propri assistiti. Ma con sfumature diverse tra i legali dei sette imputati accusati di omicidio colposo per la morte di Sofia Bernkopf, la 12enne di Parma che il 13 luglio 2019 non riuscì a riemergere dopo un tuffo nell’idromassaggio del bagno “Texas“ e morì quattro giorni dopo all’Opa di Massa. Per tutti loro il pm Salvatore Giannino aveva chiesto una condanna a 18 anni di reclusione, ma alla nuova udienza andata in scena ieri al Tribunale di Lucca il giudice Gianluca Massaro ha ascoltato altri legali della difesa, i quali hanno chiesto l’assoluzione dei propri assistiti perché il fatto non sussiste..

Gli avvocati di uno dei bagnini imputati (i legali Enrico Marzaduri e Gionata Bonuccelli) hanno sostenuto che l’unica causa dell’annegamento sia stata l’anormale forza del risucchio del bocchettone in cui quel maledetto pomeriggio rimasero intrappolati i capelli della bimba. Una ricostruzione a cui hanno assistito i genitori di Sofia, Edoardo Bernkopf e Vanna Broia, difesi dall’avvocato Stefano Grolla. Per loro, inutile dirlo, è stata un’altra udienza straziante, specie quando dalla difesa è stata di nuovo esposta la tesi che sia stato un trauma cranico a far perdere conoscenza alla 12enne.

Il primo a parlare è stato l’avvocato Balbi, legale delle sorelle Elisabetta e Simonetta Cafissi, titolari del “Texas“ insieme ai rispettivi mariti (anche loro imputati), il quale in sostanza, al pari dell’avvocato Padovani, ha sostenuto che le due sorelle non c’entrano con la tragedia, scaricando tutte le responsabilità sui professionisti e sui tecnici. Prendendo di mira, in particolare, sia la società “Culligan“ per non aver effettuato le manutenzioni della piscina sia i bagnini, soprattutto quello addetto alla sorveglianza della piscina il giorno della tragedia. Quest’ultimo però, difeso dagli avvocati Enrico Marzaduri e Gionata Bonuccelli, aveva sostenuto di non essere stato formato sul funzionamento dell’idromassaggio e di non aver potuto vedere Sofia sott’acqua in quanto nascosta dalle bolle dell’idromassaggio.

Affranto il padre di Sofia: "Mi è sembrato che l’avvocato Padovani abbia fatto poco di più che insistere su uno dei principali fili conduttori della difesa in tutto il processo, cioè che Sofia è morta da sola, per colpa sua". E così pure l’avvocato Grolla: "Ancora una volta tutti colpevoli e nessun colpevole". La sentenza di primo grado è attesa, salvo sorprese, l’11 dicembre.