PAOLO DI GRAZIA
Cronaca

Francesco Panariello, condanna dimezzata: “La morte non fu causata dall’omissione di soccorso”

La decisione dei giudici dell’Appello bis. L’iniziale condanna a 18 mesi è stata dimezzata a 8 mesi

Franco Panariello con il fratello Giorgio. Franco fu ritrovato senza vita il 27 dicembre 2011

Franco Panariello con il fratello Giorgio. Franco fu ritrovato senza vita il 27 dicembre 2011

Viareggio, 23 febbraio 2024 – Francesco Panariello morì in strada per overdose la sera del 27 dicembre del 2011. Venne abbandonato su una panchina di Città Giardino dai suoi amici (un uomo e due donne) che non chiamarono i soccorsi. Ma quell’omissione non ha causato il decesso del fratello del noto attore e comico. Lo hanno stabilito i giudici di Corte d’Appello cui la Cassazione aveva inoltrato gli atti quando, nell’agosto del 2019, accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Massimo Neri dello studio Regia Lex, legale di Stefano Simoncini, unico imputato rimasto, perché le due donne avevano già deciso di patteggiare la pena. Resta la condanna per omissione di soccorso, ma viene cancellata l’aggravante inizialmente contestata dell’aver causato la morte del Panariello come conseguenza di questo comportamento omissivo. E così l’iniziale condanna a 18 mesi più 20 mila euro di provvisionale, è stata più che dimezzata a 8 mesi e 10 mila euro di provvisionale.

Si risolve dunque a favore della difesa dell’imputato la lunga battaglia legale fatta a colpi di perizie medico legali. Secondo i consulenti dell’accusa e della parte civile, Francesco Panariello che all’epoca aveva 50 anni, poteva essere salvato se i tre amici che erano con lui avessero tempestivamente chiamato il 118 e non lo avessero abbandonato agonizzante su una panchina al freddo. La consulenza depositata dall’avvocato Massimo Neri invece sosteneva il contrario. E cioè che la morte era sopraggiunta subito e i soccorsi – anche nel caso in cui fossero stati attivati tempestivamente – non avrebbero salvato la vita a Panariello. E questo perché aveva avuto uno shock anafilattico dovuto all’assunzione di quantità elevata di bupropione (che è un antidepressivo) che si era iniettato pensando che fosse eroina acquistata poco prima dagli spacciatori.

La Cassazione aveva rimandato gli atti alla Corte d’Appello chiedendo di spiegare meglio il nesso di causalità fra l’omissione di soccorso e il decesso. I giudici dell’Appello bis avevano così disposto un’ulteriore perizia che è stata effettuata da Martina Focardi di Firenze, la stessa che ha effettuato l’autopsia sugli operai morti nel cantiere dell’Esselunga a Firenze. Questa ulteriore perizia stabilisce che non sia certo che l’omissione di soccorso abbia determinato il decesso. E così, visto che in giurisprudenza vale il principio ‘in dubio pro reo’, i giudici hanno cancellato l’aggravante dall’omissione di soccorso, riducendo sensibilmente la pena all’imputato.