GIOVANNI LORENZINI
Cronaca

Venti anni fa lo tsunami di Phuket, la vacanza tragica di due versiliesi: coppia uccisa dalla furia del mare

Furono giorni d’angoscia: Carlo Bergamini e Lidia Koch risultarono da subito nella lunga lista dei dispersi. Si salvò invece miracolosamente la professoressa Lazzereschi, ex assessore, che era insieme a loro

Viareggio, 27 dicembre 2024 – Fra le 220mila vittime accertate, provocato dallo tsunami che venti anni fa colpì diversi nazioni del Sud Est asiatico, Thailandia e dintorni, ci furono anche 54 italiani, che avevano deciso di trascorrere le vacanze di fine anno in quei luoghi ‘scoperti’ e valorizzati con il passa parola dalle agenzie di viaggio da almeno un decennio. Fra i 54 italiani, due versiliesi: il geometra Carlo Bergamini e la moglie Lidia Koch. La coppia abitava a Montigiano, nella zona collinare di Massarosa. In vacanza con loro c’era anche la professoressa Carla Lazzereschi, originaria di Lucca, ma conosciuta a Massarosa perché anni prima, all’epoca della prima giunta di sinistra guidata dal sindaco Guglielmo Da Prato, aveva ricoperto l’incarico di assessore alla cultura: la docente si salvò miracolosamente, quando rientrò in Italia, le servì molto tempo per superare lo choc di quella maledetta vacanza, iniziata con il sorriso e i pensieri leggeri e conclusasi tragicamente per i suoi amici.

Anche due vittime versiliesi nel terribile tsunami che 20 anni fa sconvolse il Sudest asiatico
Anche due vittime versiliesi nel terribile tsunami che 20 anni fa sconvolse il Sudest asiatico

Fin dal primo pomeriggio del giorno di Santo Stefano di venti anni fa – anche se le agenzie di viaggio erano chiuse per la festività – si fece largo la convinzione che qualche viareggino o versiliese avesse scelto l’area di Phuket per le vacanze invernali: quella località era diventata un nome glamour di chi, per diletto, gira il mondo. E con il passare delle ore, anche il Ministero degli Esteri confermò la presenza di comitive italiane nella zona devastata e martirizzata dallo tsunami. Un numero di telefono della Farnesina venne messo a disposizione delle famiglie italiane che avevano congiunti in vacanza nell’area interessata dalla devastazione provocata prima dal terremoto e poi dal maremoto: molte cittadine costiere vennero spianate.

Phuket fu uno dei centri-martire di quella tragedia. E ora dopo ora, l’inquietudine lievitava: fu una telefonata in redazione di un collega di lavoro del geometra Carlo Bergamini (“si sa niente degli italiani nella zona dove ha colpito lo tsunami? Per Phuket, pochi giorni fa, era partito un mio amico con sua moglie...”) per far scattare l’allarme rosso nella vita di redazione. Cominciarono giorni di telefonate ai parenti degli scomparsi – visto che non si erano messi in contatto, per rassicurare sulle loro condizioni -, riscontri incrociati con le forze di polizia e la Farnesina. Un lavoro doloroso cercando anche di dosare le parole, cercando anche di coltivare il seme della speranza, per esorcizzare la paura che da un momento all’altro arrivasse la notizia che tutti temevano. Dopo due settimane arrivò la conferma che i nomi Carlo Bergamini e di Lidia Koch erano nell’elenco dei dispersi, anche se le autorità thailandese avevano un numero imprecisato di vittime in obitori di fortuna che non avevano un nome e un cognome, resi irriconoscibili dalla forza della natura. Venti anni dopo, l’emozione e la commozione per questa storia si fa ancora sentire. E non poco.