Viareggio, 28 agosto 2024 – Carlo Lazzarini “ha cessato di esistere” la notte scorsa. Era questa un’espressione indolore che il grande avvocato usava talvolta nei suoi atti. È morto a 72 anni nella sua casa al Campo d’Aviazione, serenamente sedato, per un’inarrestabile malattia che lo ha aggredito pochi mesi fa. Di lui non resta solo il segno di un grande della professione forense, ma soprattutto la carica umana connotata da una morale e un’etica sempre più rare.
L’avvocato Lazzarini era nato il 7 aprile 1952 a San Paolo del Brasile, dove il padre Alfio e la mamma Paola Paolini si trovavano per lavoro. Alfio infatti era un dirigente industriale alla guida di una filiale in Sudamerica. «La prima cosa dell’Europa che ho visto – amava raccontare Carlo – è stato il porto di Lisbona». Aveva 9 anni quando i genitori erano tornati in Italia, e la lunga traversata atlantica s’era impressa nella memoria del futuro avvocato che, dalla nascita, padroneggiava la doppia madre lingua: italiano e portoghese. Questa conoscenza cosmopolita del vecchio e del nuovo mondo ne ha caratterizzato sempre la mentalità aperta, scherzosa, ma rigida di fronte alle cose serie.
Nei primi anni del ritorno in Italia i Lazzarini avevano vissuto a Torino dove Alfio aveva il lavoro, e dove Carlo si laureò in giurisprudenza. La sua specializzazione era il diritto amministrativo e fu allievo del grande professor Alberto Predieri. Proprio Predieri, agli albori della Comunità Europea che all’epoca era poco più del Mec, Mercato europeo comune, gli fece una proposta insolita: «Lei è avvocato, parla italiano e portoghese, e ci sono pochissime persone con queste qualità. Potrebbe fare il concorso per Bruxelles». Lazzarini raccontava quest’occasione che non aveva colto fingendo il pentimento, ma in realtà era attaccatissimo alla famiglia viareggina che si era creato sposando Daniela Cinquini, maestra elementare, e mettendo al mondo due figlie, Lu ed Eleonora. L’attaccamento del buon padre di famiglia verso il quale il destino non è stato generoso.
Carlo infatti ha dovuto affrontare gravi avversità personali e familiari. Prima un banale incidente domestico lo ha immobilizzato per mesi. Poi, nell’estate 2016, un drammatico ictus cerebrale lo ha colpito mentre nuotava nella piscina di uno stabilimento balneare in Darsena. L’avvocato rimase sospeso tra la vita e la morte a lungo, e per le conseguenze dovette cessare la professione forense. Pur in questa situazione, Carlo non aveva perso la verve pungente, il gusto della critica politica mordace, la spontaneità della battuta fulminante. Ma nel 2022 arrivò anche il colpo della prematura morte della moglie Daniela.
Tra tante cause brillantemente vinte, si ricorda un caso che fece scalpore nel 2001 quando la Cassa di Risparmio di Firenze, poi incorporata in Banca Intesa, perse la gara del rinnovo del servizio di tesoreria dell’allora Asl Versilia. Lazzarini assunse la difesa della Carifi insieme alla collega Paola Palmerini. I due avvocati scoprirono che alla banca assegnataria della gara, in realtà, per una manciata di giorni mancava il rispetto di un requisito del bando, l’apertura di un certo numero di filiali in Versilia. Quanto bastò a far vincere la Cassa di Firenze dal ricorso al Tar Toscana fino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Ma Lazzarini non era solo un maestro delle sottigliezze del diritto e del linguaggio: rappresentava l’archetipo degli esponenti delle professioni liberali di una volta, che univano all’abilità professionale una cultura generale vasta e variegata. Con lui si poteva parlare approfonditamente di tutto. Perfino: «Lo sai che la Cia paga 10mila dollari per la scoperta di ogni nuovo numero primo?». Sì, l’avvocato ne sapeva anche di decrittologia...
Alessandro Del Dotto, in studio con lui dal 2009 e che dopo la malattia ne aveva preso le consegne, lo rammenta cosi: «La perdita di Carlo lascia un grande vuoto, che accomuna tutte le persone che ne hanno conosciuto la generosità, l’intelligenza e l’indubbio fascino di uomo colto e saggio. Devo gran parte delle mie doti professionali a lui, che con Corrado Buccheri e Francesco Frati mi ha cresciuto come avvocato, insegnandomi i valori della correttezza, del rispetto e dell’etica. Ricordo la sua passione di uomo di sinistra, fautore della politica come servizio e non come autopromozione». Ma proprio la posizione verso la politica rivelava l’onestà intellettuale di Carlo Lazzarini. Dopo una serie di vittorie giudiziarie di Silvio Berlusconi un amico gli disse: «È cambiato il vento». E lui, tagliente come un rasoio: «Se è così, allora, prima c’era un altro vento!». Questioni di logica, tertium non datur.
I funerali si svolgeranno domani alle 15.30 nella chiesa di Santa Rita: seguirà la cremazione a Livorno, e l’urna con i resti terreni di Carlo sarà deposta accanto al loculo della moglie Daniela.