
Carlo Fappani (foto Umicini)
Viareggio, 11 agosto 2023 - Ha fatto dell’arte pasticcera un brand, una cartolina, un salotto lusso. Se n’è andato a 86 anni Carlo Alberto Fappani, imprenditore simbolo di quella ’Viareggio da bere’ che per decenni si è concentrata nello storico bar in piazza Mazzini. "Ci vediamo da Fappani" è stato sempre invito alla socialità, all’eleganza e tappa fissa per un turismo che anche solo per consumare una colazione in quel locale si spostava dalle città. Carlo Fappani il mestiere l’aveva nel dna: fu papà Primo, abile pasticcere dell’hinterland milanese, il 3 luglio 1921 a farsi convincere da Motta e ad aprire l’allora Pasticceria Lombarda nella zona più a sud della Passeggiata. Nel 1933 la decisione di spostarsi nei fondi che l’architetto Belluomini stava facendo costruire proprio in piazza Mazzini dove il Caffè Fappani è rimasto per sempre. Proprio sopra il laboratorio è nato Carlo che di quella manualità artigiana ha fatto passione e ragione di vita cominciando giovanissimo a realizzare i primi dolci per poi subentrare, nel 1965, alla guida dell’attività.
Sua è stata l’intuizione di tenere l’attività al passo con una Versilia ruggente conquistando una clientela unica nel panorama italiano grazie anche alla forte amicizia con Piero Giannotti e Sergio Bernardini che da Fappani faceva passare tutti gli artisti della Bussola. E così il bar – gestito poi assieme alla moglie Rita – è diventato punto di riferimento per personaggi come Wanda Osiris, Mina che consumava le brioches all’alba dopo i concerti (e che a Carlo Fappani lasciò un biglietto con su scritto in dialett o cremonese “Set amo bel?“, cioè “Sei ancora bello?“) per non parlare di Wanda Osiris che si faceva servire il tè nell’abitacolo della Lancia Aurelia e agli Alemagna che arrivavano in Rolls Royce. Venivano poi Enrico Pea, Renato Carosone, il commendatore Pergher dell’Ambrosiana, Peter Van Wood, Marino Marini e pure Re Faruk. Per lo sport ecco Cesare Maldini, Eugenio Fascetti o Marcello Lippi ad assaggiare i budini di riso. Pure tutta la politica è passata da Fappani, dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini a Silvio Berlusconi.
Dietro al bancone c’era sempre Carlo Fappani, abbigliato di bianco e con i grandi occhi azzurri ad accogliere chi arrivava. E’ stato anche battagleiro simbolo dei commercianti della Passeggiata convinti nella necessità di garantire decoro alla città e proprio lui è stato l’emblema di un’energia propositiva nel rilanciare l’offerta locale: con vetrine ricche di proposte, distese di delizie e ambienti che avevano il sapore seducente dell’eleganza. Tifoso della Juve, ha sicuramente dedicato la vita a quell’attività che è diventata vera azienda, dove è stato capace di creare un’affinità tutta fmailiare col personale. "Il mio lavoro è stato non solo una stimolante avven tura – raccontò lui stesso – ma anche un grandissimo amore". Nel 2003 la sofferta decisione di andare in pensione e cedere quel locale col quale il legame era viscerale. Fappani lascia la moglie Rita Palagi, i figli Alberto e Davide, i nipoti Leonardo, Edoardo, Sveva e Petra e le nuore Gudrun e Paola. I funerali si terranno oggi alle 16 nella chiesa di Sant’Andrea.