REDAZIONE VIAREGGIO

Morto il fotografo Giovanni Umicini. Nei suoi scatti la poesia della vita

Affermato ormai a livello internazionale, aveva mosso i primi passi nella nostra città: il ricordo del suo genio

E’ morto a Padova Giovanni Umicini, fotografo affermato a livello nazionale e internazionale. Nato a Firenze nel 1931, era zio di Aldo Umicini, fotografo della “Nazione” di Viareggio. E proprio a Viareggio Giovanni Umicini ha mosso i primi importanti passi nella fotografia. Aveva cominciato a scattare foto a 15 anni. Nel 1950 arriva a Viareggio, dove nello storico laboratorio di Bartolini inizia a trattare le pellicole invertibili Ansco. Nel 1957 il mensile americano “Modern Photography” pubblica una serie di sue fotografie. Nel frattempo si era trasferito a Padova, dove nel 1959 diventa il responsabile tecnico del laboratorio Kodacolor. Agli inizi degli anni Sessanta inizia la libera professione come fotografo pubblicitario e industriale e il suo studio diventa luogo di formazione per alcuni giovani che diventeranno affermati fotografi. Nel corso della sua lunga carriera Giovanni Umicini ha affiancato alla professione di fotografo industriale la passione per la fotografia, in particolare la fotografia da strada. Le sue immagini sono state pubblicate su riviste internazionali, ha realizzato importanti libri fotografici e ha esposto in mostre personali in Italia e all’estero. Negli ultimi anni vanno ricordate, in Versilia, le mostre “Street Photography” del 2003 e “Cervaiole. La montagna che vive” del 2008, entrambe a Palazzo Mediceo di Seravezza. Dice di lui Umberto Guidi, già vice caposervizio della “Nazione” a Viareggio: “Di Giovanni ricordo l’assoluta padronanza della tecnica, ma anche l’attenzione agli aspetti comunicativi e sociali della fotografia. Da giovanissimo ho avuto la fortuna di essere stato ospite da lui a Padova, grazie all’amicizia con il nipote Aldo: tra la sala di posa e la camera oscura ho conosciuto un uomo all’apparenza ruvido, ma di grande umanità, disponibile e pronto a insegnare ai giovani. Ha amato la fotografia fino all’ultimo, intesa nel senso più tradizionale: pellicola e fatica in camera oscura”. Al collega Aldo Umicini le sincere condoglianze della redazione.

Chiara Sacchetti