Paolo Di Grazia
Cronaca

La tragedia del Bayesian: ‘Yacht inaffondabili, pronti a difendere il marchio Perini’

Giovanni Costantino, ceo di Tisg, prepara la controffensiva legale. “La tempesta non c’entra, all’origine solo inaccettabili errori umani”

Viareggio, 23 agosto 2024 – Tutelare il marchio Perini. È quello che ha sempre fatto l’imprenditore Giovanni Costantino da quando The Italian Sea Group (Tisg), di cui è amministratore e fondatore, ha rilevato all’asta fallimentare nel dicembre 2021 l’ex colosso della marineria viareggina, dichiarato fallito nel gennaio di quello stesso anno dal Tribunale di Lucca. Proprio nei cantieri Perini, nel 2008 venne varato il Bayesian, il veliero di 56 metri inabissatosi al largo di Palermo. Per un evento naturale? Per una serie errori umani? O, peggio ancora, per un sabotaggio? Sicuramente non per un difetto strutturale. Ed è per questo che The Italian Sea Group sta affilando le armi con i propri legali ed è pronto alla battaglia legale. “Era stato detto che l’albero così alto era pericoloso e che si era spezzato. E invece l’albero è perfettamente integro. Ma noi – tuona Giovanni Costantino – abbiamo avuto un danno d’immagine enorme e abbiamo avuto una flessione in borsa. E questo per noi è inaccettabile”.

L’inchiesta della magistratura servirà a chiarire con esattezza cosa è accaduto, ma un fatto è certo: le navi Perini sono da sempre sinonimo di sicurezza e affidabilità. Praticamente inaffondabili. “Una nave Perini – ha detto Giovanni Costantino – ha resistito all’uragano Katrina – ed è in grado di solcare tutti i mari del mondo. Figuriamoci se poteva andare in difficoltà di fronte a una tromba d’aria”. Neppure troppo potente. “Di sicuro – prosegue l’imprenditore – l’evento di Palermo avrebbe rappresentato un rischio pari a zero se fossero state fatte le manovre corrette e se non fossero intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della nave”.

Secondo Costantino l’affondamento del veliero da sogno firmato Perini si deve a una serie di errori umani che mai e poi dovrebbero essere commessi a bordo di un’imbarcazione, tanto più di uno yacht da 56 metri.

Tanto per cominciare la tempesta, sottolinea l’imprenditore, non è arrivata all’improvviso. Tant’è che i pescatori dell’isola, quella sera non erano usciti, ma erano rimasti in porto. La tempesta era prevista e pertanto dovevano essere prese le giuste contromisure. Intanto le persone non dovevano restare nelle cabine “perché – spiega – si sono trovati come topi in trappola”. La barca poi non doveva restare in rada: dovevano essere accesi i motori, tirata su l’ancora e abbassata la deriva. E soprattutto dovevano essere chiusi e sigillati tutti gli oblò e boccaporti. “Se mettevano la prua al vento la mattina dopo – prosegue l’amministratore di Italian Sea Group – sarebbero ripartiti per la loro crociera a danno zero”. Come del resto ha fatto il Sir Robert, lo yacht che era nelle vicinanze e che non ha avuto danni e non si è trovato affatto in difficoltà.

“Questa immane tragedia – conclude Giovanni Costantino, che per motivi di lavoro in questi giorni si trova a Malta – poteva essere evitata, tanto più a bordo di un’imbarcazione che ha tutte le caratteristiche per resistere alle alle tempeste più tremende in ogni mare del mondo. Da quando lo yacht ha iniziato a imbarcare acqua a quando è affondato sono passati sei minuti. Non sono pochi secondi... in quei sei minuti potevano essere fatte tutte le manovre necessarie per salvare delle vite umane”. Ma così non è stato.