Nella mente dei ’cattivi’. Dai gialli al delitto Yara. Anna Vagli si racconta

La criminologa nata a Pietrasanta è stata premiata dal sindaco Giovannetti "La professione mi ha portato lontano, ma il legame con la Versilia resta".

Nella mente dei ’cattivi’. Dai gialli al delitto Yara. Anna Vagli si racconta

La criminologa nata a Pietrasanta è stata premiata dal sindaco Giovannetti "La professione mi ha portato lontano, ma il legame con la Versilia resta".

di Maria Nudi

VERSILIA

Il suo primo “giallo“ l’omicidio di Yara Gambirasio una delle vicende di cronaca nera che allora ha tenuto con il fiato sospeso tutta l’Italia: vittima la tredicenne Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata assassinata il 26 febbraio 2011. Anna Vagli, classe 1989, nata nella Piccola Atene, ma vive, quando non è in giro pe l’Italia, con la famiglia a Forte dei Marmi, era una giovanissima studentessa universitaria, e fu la prima, con una ricerca spasmodica a trovare la foto di Massimo Bossetti dimostrando quella che è una delle sue doti principali: la tenacia. È lei che ricorda questo episodio in una chiacchierata con la Nazione.

Il suo rapporto con la Versilia?

"Sono nata a Pietrasanta, una città dove si respira l’arte, ma vivo con la mia famiglia, genitori e sorelle a Forte dei Marmi. La Versilia è nel mio cuore, ma non non è il posto adatto per la professione che ho scelto di svolgere. La professione mi ha portato altrove. Ma appena posso torno a casa. Faccio una passeggiata, incontro gli amici di sempre, vado in palestra. Mi piace viaggiare".

Quando ha scoperto la passione per la criminologia?

"Molto presto, fin da piccola sono stata appassionata del noir. Alle commedie e ai romanzi rosa ho sempre preferito gli omicidi e i gialli. Mi è sempre piaciuto leggere, è una passione che ho ancora, e a un certo punto i miei genitori e i miei nonni non sapevano quali libri regalarmi: li avevo letti tutti e si sono accorti che preferivo i libri gialli. Mi sono iscritta alla facoltà di giurisprudenza a Pisa e nello stesso periodo ho iniziato a seguire in modo maniacale le vicende della cronaca giudiziaria come il delitto Gambirasio. Da quel momento ho capito che la mia passione per il noir sarebbe diventata la mia professione e ho capito che avrei dovuto includere il crimine nella mia professione. Con la scrittura, la criminologia e la investigazione sono le mie passioni più grandi".

Professione e passione?

"Per raggiungere i propri obiettivi non è sufficiente solo la passione, ma è necessario studiare, specializzarsi. È quello che ho fatto".

In termini semplici perchè è utile la criminologia?

"Con la criminologia si cerca di capire i “cattivi“ e in questo modo si può cercare di prevenire gli episodi di violenza".

Questo momento storico è drammaticamente caratterizzato dalla esplosioni della violonza: violenza domestica e familiare e violenza che ha come protagonisti purtroppo i giovani. Cosa si può fare?

"Non più parole, sono necessarie azioni concrete. Bisogna agire subito. Inasprire le pene non è sufficiente, non serve, bisogna agire sulla scuola, bisogna coinvolgere le famiglie. È necessario educare i giovani al rispetto, all’affettività. È una società che ha smarrito l’aspetto emotivo e dove la violenza esplode quando si accumulano violenza e frustrazione. In questo momento storico dove alcuni hanno imparato a disprezzare gli altri che siano i genitori e che siano coetanei".

I giovani escono di casa con il coltello...

"Non è normale".

Ma come è possibile che la famiglia non si accorga di niente e che in alcuni casi addirittura giustifichi questi comportamenti?

"La famiglia non accetta che il proprio figlio azioni di questo genere perché accettarlo significa ammettere la propria inadeguatezza".

Nella sua professione di cosa si occupa?

"Di fatti di cronaca e di attualità. Sto per conseguire la seconda laurea in psicologia".

Parlando di Anna Vagli e non della sua professione dove si vede tra 10 anni?

"Ho ancora tanti sogni e preferisco pensare a traguardi più a breve termine".

Si parla tanto di felicità cosa è per lei la felicità?

"Sul concetto di felicità ci si interroga da millenni da Platone a Aristotele passando per Freund. Non sono certo io a trovare una risposta universale. Per quanto mi riguarda la felicità è trovare il giusto equilibrio tra il benessere fisico e quello mentale senza mai perdere di vista la mia realizzazione".

Il ruolo invece della empatia?

"L’empatia è fodamentale per fermare ogni forma di male sul pianeta".

Il ruolo della sua famiglia?

"I miei genitori, Dario e Daniela Lenzoni, mi hanno sempre affiancata qualunque fosse la mia inclinazione o la mia scelta professionale. Ricordandomi sempre che non c’è tempesta che possa competere con “uno per tutti , tutti per uno“. Ho iniziato a lavorare con non poca fatica. Oggi mi ritrovo a ricercare verità e giustizia in alcuni casi di omicidio a livello nazionale. Una cosa la posso dire e voglio dirla. Abbiamo il potere di fare, avere e diventare esattamente ciò in cui crediamo".

Anna Vagli, giovane professionista, è la testimonianza che i sogni possono avverarsi e che credere fermamente in se stessi è l’asso della manica di ciascuno di noi. Passione, tenacia e professionalità sono i valori in cui lei ha creduto e scommesso. E ha vinto la scommessa.