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New Delhi, quel batterio che colpisce in ospedale

Abbiamo ormai appurato che l’umanità può essere messa in ginocchio quasi in contemporanea da un elemento che non è neppure un vero e proprio essere vivente, come un virus. Anche se abbiamo sviluppato armi affilate per combatterli, non scherzano neppure quegli esserini minimi che chiamiamo “batteri”. Se vi capita di essere sottoposti ad un intervento chirurgico, come chi scrive, all’Ospedale “Versilia”, scoprirete che cos’è l’ NDM. Dietro questa sigla, che sta per New Delhi metallo beta-lattamasi, si cela un batterio che sta preoccupando la Toscana, in particolare gli ambienti ospedalieri, in quanto antibiotico- resistente.

Sì perché il personale gentilmente vi porrà tutta una serie di domande tra cui quella se siete stati ricoverati in ospedale nell’ultimo anno per più di 24 ore. Se la vostra risposta è affermativa, ecco che il famoso tampone che tutti abbiamo sopportato ‘n’ volte in questi due anni su per le narici o in gola, vi verrà offerto per l’orifizio anale, proprio per controllare che non siate portatori di NDM. Scoprirete così che il batterio, isolato per la prima volta nel 2008, è qui tra noi. “Viene considerato tra i più resistenti agli antibiotici e in grado di portare a un rischio di mortalità fino al 70%, il batterio che sta spopolando; in Toscana; si tratta di un evento epidemico importante non solo per il numero di casi, ma anche perché evidenzia un cambiamento nell’epidemiologia degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi.

Questo cambiamento riduce le opzioni farmacologiche perché le infezioni correlate all’enzima New Delhi metallo- beta-lattamasi, non rispondono ai trattamenti di alcune tra le nuove combinazioni di inibitori beta-lattamici e beta-lattamasi. NDM si trasmette per contatto e spesso colpisce pazienti immunodepressi. I principali sintomi dell’infezione da batterio New Delhi sono febbre, infezione del tratto urinario, rush cutanei, dolori al torace, polmonite, problemi neurologici, a volte anche disturbi gastrici e artriti.

C.S.