VIAREGGIO
Prevenzione, protezione delle vittime, perseguimento dei colpevoli e attuazione di politiche integrate. Queste “le quattro P”, come dettami e regole da inseguire e perseguire, che la Convenzione di Istanbul sottoscrive, sancendo la violenza di genere come una conseguenza della disparità tra uomini e donne e come un fenomeno non episodico, ma strutturale.
Proprio partendo da quelle quattro P e dalla consapevolezza che, nonostante il cammino intrapreso negli ultimi 40 anni per l’emancipazione femminile la strada sia ancora molto lunga, l’Anci, a ridosso della Giornata internazionale della donna, ha siglato un “Patto dei Comuni“ per la parità e contro la violenza di genere. Un patto che, su mozione della commissione pari opportunità con la partecipazione del centro antiviolenza del territorio, ha visto il sostegno anche del Comune di Viareggio. "Volevamo che l’adesione avvenisse nelle vicinanze dell’8 marzo, affinché un momento così importante assumesse un significato ancora più profondo e preciso di quello che ha già – dichiara l’assessora alle politiche sociali Sara Grilli - Per ricordare sempre che la mancanza di pari opportunità tra donne e uomini equivale ad una violazione di un essenziale diritto umano".
L’impegno comune, siglato e firmato dai sindaci e dalle sindache, prevede, in undici punti programmatici, la progettazione e il sostegno di misure concrete per promuovere una cultura di uguaglianza e priva di stereotipi di genere. Dalle politiche pubbliche per ridurre la disparità ed assicurare il rispetto delle differenze con percorsi di empowerment per le donne, ad azioni di sensibilizzazione soprattutto rivolte ai e alle più giovani a favore di relazioni paritarie e in un’ottica di prevenzione alla violenza e di diffusione di giustizia nell’intera società.
Ma non solo. Il patto prevede percorsi di formazione ed erogazione di contributi che consentano alle donne di raggiungere una piena partecipazione al mondo del lavoro, della politica e delle istituzioni. Così come servizi adeguati per sostenerle nella conciliazione di lavoro e famiglia a supporto dell’infanzia, dell’adolescenza e della terza età, con procedure, inoltre, per garantire loro una maggiore sicurezza nel muoversi liberamente, con mezzi pubblici e l’illuminazione delle strade migliori. Elemento in cui, fondamentale, è il coinvolgimento e l’educazione anche degli uomini: sono infatti favorite campagne di comunicazione, convegni, manifestazioni culturali e formazioni specifiche che promuovano la riflessione del loro ruolo maschile all’interno della società e delle relazioni interpersonali.
Al centro del “Patto dei comuni” è il cammino verso l’emancipazione femminile, attraverso tutte le organizzazioni e tutti i presidi, come centri antiviolenza e case rifugio che attuano accoglienza, messa in protezione e percorsi specifici per l’indipendenza delle donne che a loro si rivolgono. Reti di sostegno con cui le istituzioni locali, indispensabili, devono fare rete, definendo e promuovendo nelle loro programmazioni azioni specifiche e obiettivi che possano svilupparsi anche oltre il mandato personale e che, soprattutto, prevedano lo stanziamento di fondi specifici.
"L’adesione al Patto - dice infatti Sara Grilli - equivale ad un impegno di fondi specifici, in base alla disponibilità del bilancio di anno in anno, per i centri antiviolenza e le case rifugio. Per le iniziative di prevenzione e sensibilizzazione e per rendere effettivi i dettami della Costituzione e della Convenzione di Istanbul. Il Patto dei Comuni non è solo un accordo, ma una progettualità reale e un impegno, di forze e risorse concrete, per una società più giusta"