
Realtà attiva nel controllo e nella regolamentazione del rilascio e del rinnovo di porto d’armi. Promuove iniziative ed eventi di beneficenza e solidarietà: l’attenzione per gli studenti.
"La morte non chiude la storia". Il monito di don Sirio Politi,originario di Capezzano Pianore, primo prete-operaio italiano, calza a pennello con la storia dell’associazione ‘Ognivolta’. Una realtà nata il 23 luglio nel 2012 dal cuore sempre volto alla speranza, dalla volontà e dall’impegno dei familiari e degli amici di Luca Ceragioli, viareggino nato e vissuto in Darsena e Jan Hilmer, tedesco e residente a Lucca. I due dirigenti uccisi il 23 luglio del 2010 alla Gifas-Elettric da Paolo Iacconi, armato di pistola, la stessa con la quale in quel giorno sciagurato si è poi tolto la vita. Le due vittime hanno lasciato e trasmesso valori, comportamenti e scelte, in sostanza la storia, che sono all’origine della associazione. Valori etici e morali con cui i due dirigenti avevano vissuto fino alla loro terribile fine. Gli stessi valori vissuti e condivisi dalle famiglie e dagli amici delle vittime che hanno fondato l’associazione, a due anni dalla tragedia, con un obiettivo che ha valore sociale e morale: coltivare la cultura della non violenza, di una difesa personale e collettiva "non armata", di educare alla pace, al dialogo senza mai perdere la speranza. L’associazione, sede in via San Francesco nei locali dell’Arci, associazione con la quale è affiliata, è impegnata sul controllo e sulla regolamentazione del rilascio e rinnovo del porto d’armi in Italia, soprattutto sotto il profilo della prevenzione e della sensibilizzazione culturale.
"In un solo attimo quando si impugna un’arma si possono commettere azioni senza ritorno", spiega Gabriella Neri, moglie di Luca Ceragioli, madre di due giovani donne, Giulia e Claudia e da poco nonna, presidente di "Ognivolta", ruolo che svolge come se Luca, amore della sua vita, padre delle sue figlie fosse a casa ad aspettarla. Gabriella si impegna affinché la società sia migliore, sia una società dove le armi abbiano uno spazio ristretto e dove chi le possiede abbia i requisiti legali, fisici e psicologici per detenerle limitando in questo modo i danni che possono creare. Chi ha un’arma in casa prima o poi la usa. I femminicidi e gli altri tragici avvenimenti di questo periodo storico sono una testimonianza che non ha bisogno di commenti"
Quanti volontari ha l’associazione?
"Gli associati hanno superato i trecento, i soci attivi sono una cinquantina. La nostra famiglia di volontari è trasversale abbiamo professionisti in tanti settori, medici e avvocati, poliziotti, persone di tutte le età dai giovani ai nonni come me. In questi anni siamo cresciuti: siamo riusciti a coinvolgere tanti giovani, siamo in controtendenza rispetto al momento attuale sia per l’impegno che ci siamo presi sia per i giovani presenti in associazione. Il nostro vicepresidente Giorgio Ceragioli, ha 35 anni ed è mio nipote, figlio di Stefano Ceragioli, fratello di Luca. Alle iniziative che facciamo cerchiamo di coinvolgere nel modo giusto anche i bambini"
Quale importanza hanno i giovani?
"I giovani sono il futuro, sono il domani e sono importanti perché possono veicolare i valori dell’associazione ai figli: la cultura della non violenza si trasmette e così facendo si trasmette anche il mancato interesse verso le armi"
"Ognivolta" ha un’orizzonte non solo locale?
"Siamo in diretto contatto con l’osservatorio permanente prevenzione armi leggere nel quale è impegnato Giorgio Beretta"
La vostra iniziativa più importante?
"Si chiama DisarmArte è l’evento che facciamo in autunno, a ottobre per la precisione, in cui attraverso il linguaggio delle arti promuoviamo la cultura della non violenza. L’Italia è uno dei posti più sicuri al mondo e allora mi chiedo perché giocare sulla paura invece di impegnarsi a limitare l’uso delle armi. Una pistola in casa è una bomba a orologieria. Dagli studi e dalle ricerche che l’associazione fa è emerso che in alcuni femminicidi la vittima non era a conoscenza che il marito, o il compagno avessero una pistola"
In oltre 10 anni di impegno quale risultati avete ottenuto?
"Grazie anche all’appggio di alcuni politici sono stati raggiunti alcuni obiettivi: il 30 luglio del 2021 è diventato legge l’emendamento del deputato Pd, Umberto Buratti, sindaco nel 2007 di Forte dei Marmi, che consente al sindaco di comunicare al prefetto i nominativi di chi è stato sottoposto al Tso e a cui sono vietate le armi. Piccoli passi nella speranza di andare ancora avanti".
E a livello locale?
"Grazie all’impegno delle Forze dell’ordine sono aumentati i controlli in questo settore e il rilascio del porto d’armi avviene in modo più oculato e sono stati revocati anche dei permessi".
Cosa avrebbe detto, suo marito Luca di questa sua associazione?
"Avrebbe condiviso il percorso, l’impegno. L’associazione si basa sui valori in cui credevamo dal primo momento in cui ci siamo conosciuti e sono i valori che abbiamo trasmesso alle nostre figlie".
Del resto come ha sostenuto don Sirio Politi la morte non chiude la storia.