Viareggio, 30 aprile 2019 - Alla fine Stefano Castellari (nella foto di Umicini mentre viene portato via dalla polizia) è crollato e ha confessato l’omicidio del padre. In lacrime, davanti agli agenti di polizia non ha potuto più negare l’evidenza dell’accaduto. E’ stato lo stesso figlio a chiamare le forze dell’ordine per avvertirli della lite. Prima ancora che compiesse il terribile delitto. Prima che la furia assassina si impossessasse di lui. Stefano, classe 1973, è uno degli otto figli della famiglia di Roberto Castellari, 79 anni, pediatra e neonatologo in pensione (ha lavorato al Versilia), e di Margherita Giannoni.
Un uomo taciturno e schivo. Tratti del suo carattere che non avrebbero comunque mai fatto presagire un simile gesto. "Da ragazzo suonava il violino. Era però un uomo che preferiva stare sulle sue, era difficile che desse più di tanta confidenza. Non dico con gli estranei ma anche con chi conosceva bene", afferma Silvano Ticciati, un amico di famiglia.
Stefano è celibe e senza figli e fino a ieri abitava ancora a casa con i genitori. Precaria inoltre la sua situazione lavorativa. "So che aveva lavorato negli ultimi tempi al supermercato Eurospin sull’Aurelia e in precedenza da Gerardo Mobili", afferma la signora Giovanna. Prima dell’arresto non aveva un’occupazione. Un uomo comunque benvoluto da tutti nel quartiere. Come la sua famiglia.
"Delle persone squisite, davvero non possiamo credere che sia successa una simile tragedia", dicono alcuni vicini subito dopo aver appreso l’accaduto. Sconvolti, è infatti l’aggettivo che restituisce bene lo stato d’animo dei residenti nel quartiere. "Siamo invecchiati insieme io e Roberto, non riesco ancora a capacitarmi di questo fatto", aggiunge la signora Enrica che abita nel palazzo accanto a quello dov’è avvenuto l’omicidio, coprendosi il volto con una mano.
Molti membri della famiglia vivono a pochi metri di distanza nel quartiere. Gli anziani genitori insieme al figlio Stefano abitano infatti al quarto e ultimo piano del numero 9 di via De Sortis, nell’appartamento di fronte si trovano invece l’altro figlio Michele insieme alla moglie e ai loro tre bambini. Mentre il figlio Marco, anche lui per molti anni attivo in parrocchia, abita di fronte alla palazzina. Il legame con la chiesa del Varignano lo ricorda anche Enrico, un ragazzo del quartiere che non riesce anche lui a capacitarsi di questo omicidio. "Non ho mai sentito un lite, sono cresciuto con i loro figli. Frequentavamo insieme la parrocchia e cantavamo nel coro. E’ davvero una tragedia".