Viareggio (Lucca), 12 settembre 2024 – “Mi ha minacciato. Ho avuto paura. E il pensiero è andato ai documenti e alle chiavi di casa custoditi nella borsetta”. Cinzia Dal Pino, 65 anni, la balneare accusata di omicidio volontario per aver inseguito in auto e travolto – per ben 4 volte – Said Malkoum, ieri mattina si è sciolta in un drammatico racconto davanti al gip. Spiegando il perchè di quel folle gesto consumato dopo una cena in spensieratezza trascorsa con sei amici in un ristorante della Darsena. Dopo due notti passate al carcere di Pisa, il giudice ha concesso la misura cautelare degli arresti domiciliari (con obbligo del braccialetto elettronico) e così la donna alle 18,30 di ieri ha fatto rientro a casa, attesa dietro il cancello dalla figlia e dal marito.
Dopo quel clamore mediatico e una vera esplosione di opinioni contrastanti sui social, il ritorno tra le mura domestiche ha avuto invece il sapore di un rito intimo e intriso di dolore: il blindato della polizia giudiziaria è entrato in giardino e i battenti si sono chiusi davanti a telecamere e microfoni presenti fuori. Solo a quel punto si è intravista Dal Pino abbracciata dalla figlia attraversare il portone. Si è conclusa così una giornata concitata, in primis per l’avvocato Enrico Marzaduri, legale dell’imprenditrice balneare, che ha sintetizzato le linee di quella che sarà la propria posizione difensiva.
È confermato che la donna era sola in auto quando ha messo in atto la vera spedizione punitiva nei confronti dello straniero che l’aveva rapinata. Ma è emerso anche un dettaglio agghiacciante: dopo aver schiacciato per quattro volte l’uomo con la Mercedes, ha ripreso la borsa a terra ed è tornata al ristorante per restituire l’ombrello che le era stato prestato. Senza far cenno ai proprietari di quanto aveva commesso in quel minuto e 20 secondi ripreso dalle telecamere di videosorveglianza di un negozio.
“Cinzia non voleva uccidere – ha ribadito più volte l’avvocato Marzaduri – ma solo fermare quello sconosciuto. Quando è uscita dal locale si è avviata verso la macchina parcheggiata a 100-150 metri di distanza. L’uomo ha aperto la portiera. ’Dammi la borsa, ho il coltello’, le ha detto. L’ha consegnata e lui se n’è andato. Però all’interno si trovavano documenti e le chiavi di casa e lei ha avuto paura. C’era un nubifragio in corso. Non voleva ucciderlo nemmeno per sogno. Nei filmati integrali di videosorveglianza c’è una dinamica chiara. Dopo il primo urto effettuato mentre l’uomo sta camminando, lui resta in piedi e continua a muoversi. La signora voleva fermarlo cercando di bloccarlo: intendeva prenderlo alle gambe. Infatti quando si è allontanata era certa che fosse vivo, dalle telecamere si vede che si rialza”.
Resta l’interrogativo del perché Dal Pino, in quel cortocircuito di rabbia, non abbia chiamato la polizia (“Il cellulare era nella borsa, non poteva farlo”, la risposta serafica dell’avvocato), ma neppure i soccorsi. Lasciando lo straniero sul marciapiede, davanti alla vetrina sfondata di una ditta, contro la quale l’ha schiacciato puntando il Suv come un proiettile.