REDAZIONE VIAREGGIO

Overdose fatale a 26 anni Spacciatore condannato

Nell’agosto 2020 un 56enne cedette le dosi di cocaina a padre e figlio che poi persero conoscenza. Determinanti le indagini condotte dai carabinieri

E’ stato condannato a cinque anni di reclusione il pusher che vendette nell’agosto 2020 la dose di droga risultata poi fatale per Samuele Ventrella, il 26enne morto dopo aver assunto sostanze stupefacenti insieme al padre che invece venne salvato in extremis. Il sostituto procuratore di Lucca Antonio Mariotti, grazie al lavoro svolto dai carabinieri della stazione di Lido di camaiore coordinati dal comandante della compagnia di Viareggio, il Edoardo Cetola, è andato fino in fondo a questa vicenda e adesso raccoglie i frutti di un grande lavoro investigativo. Ad essere condannato a cinque anni è Paolo Lorenzini, 56 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine. La condanna è avvenuta tramite rito abbreviato e l’imputato è stato condannato per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti.

L’attività investigativa dei carabinieri aveva consentito di ricostruire la fiorente attività di spaccio gestita dal Lorenzini tra gennaio e l’agosto 2020 con la cessione, secondo gli inquirenti di oltre 200 dosi di cocaina ad almeno una quindicina di acquirenti fra Viareggio e Lido di Camaiore. Fra questi anche i Ventrella, padre e figlio, che accusaro poi il malore risultato fatale per il giovane Samuele.

Secondo quanto accertato dai militari dell’arma, il Lorenzini anche dopo la morte di Ventrella ha continuato a spacciare droga, come se nulla fosse accaduto. Per risalire a lui furono determinanti le dichiarazioni rese dal padre del ragazzo appena si riprse dall’overdose in ospedale.

La tragedia si consumò una sera d’estate dello scorso anno. Samuele era ormai incosciente su un marciapiede di via Santa Caterina, l’hanno trovato alle 23.30 dei passanti. Mentre suo padre Gerardo è stato trovato, trenta minuti più tardi, in via Don Minzoni. Anche lui semi incosciente. Samuele è morto la stessa notte all’Opa di Massa, mentre Gerardo dall’ospedale Versilia è stato trasferito nel nosocomio livornese dove i medici gli hanno restituito la vita. Una vita travagliata la sua, raccontata nel 2007 in un libro scritto per mettere il figlio Samuele e i ragazzi della sua generazione in guardia dai rischi della dipendenza.

Nel mese successivo alla tragedia i militari dell’arma hanno scandagliato tra le chiamate e i messaggi sui cellulari di padre e figlio. E nella memoria sarebbe stata trovata una traccia dello spacciatore. Una complessa attività investigativa condotta con i vecchi metodi che portò all’identificazione del pusher sospetto. Grazie alle prove raccolte dai carabinieri la Procura di Lucca ha potuto istruire una causa a carico di Lorenzini. Ieri in Tribunale l’esito finale di primo grado con la condanna a cinque anni secondo rito abbreviato