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Il parroco di Massarosa: "Reddito escludente, non di cittadinanza"

La parrocchia critica la manovra del Governo. «Introduce principi di discriminazione»

Il parroco di Massarosa don Giorgio Simonetti

Il parroco di Massarosa don Giorgio Simonetti

Massarosa (Lucca), 20 febbraio 2019 - AD APRILE, salvo ripensamenti, entrerà in vigore il Reddito di cittadinanza, la manovra ‘portante’ dell’anima pentastellata del nuovo governo gialloverde. Una manovra che, per la parrocchia di Massarosa, è già diventato il «Reddito escludente», come si legge sul giornalino parrocchiale distribuito alla messa di domenica che arriva a interpretare il provvedimento come «una buona propaganda elettorale per le elezioni europee che si faranno a maggio». Il focus su cui si punta l’attenzione è tuttavia è un altro. «L’aspetto più grave (del provvedimento) è la pretesa di farvi accedere le persone immigrate solo se regolarmente presenti in Italia da addirittura dieci anni – la denuncia della chiesa massarosese –; limite temporale privo di motivazioni giuridiche e fortemente a rischio di incostituzionalità».

«Esponenti dell’attuale governo hanno più volte pronunciato la formula ‘solo agli italiani’ – si legge ancora –, priva di fondamento sulla base delle norme europee e della Costituzione e, per chi dice di essere cristiano, sulla base del Vangelo. Doppiamente grave: grave perché infondata (una bufala premeditata, per solleticare gli istinti peggiori di una parte di opinione pubblica); grave perché cerca di istituzionalizzare un principio di discriminazione estraneo allo spirito e alla lettera della Costituzione repubblicana, nonché alla cultura e alle pratiche di una parte non marginale di cittadini italiani».

Un’impostazione rigettata in toto dalla parrocchia, che reputa «triste» il fatto che «il reddito di cittadinanza abbia tradito lo spirito dell’augurio di fine anno del presidente della Repubblica», inclusivo sia degli italiani che degli immigrati, «incentivando la cultura dell’esclusione, tanto più paradossale in una misura rivolta contro la povertà e pensata per l’inclusione sociale». Andando oltre le questioni di legittimità normativa e i riferimenti del provvedimento, la chiesa insiste sulla modalità di elaborazione del suo mondo di riferimento, quello cristiano. «Ciò che preoccupa non è che un governo decida queste cose – l’allarme lanciato tra i fedeli –, ma che le comunità cristiane non reagiscano, non sentano la contraddizione e si abituino a quella falsa coscienza che tiene insieme una cosa e il suo contrario, la cultura cristiana che si vuol difendere come tratto distintivo dell’Europa, e la sua esatta negazione».