REDAZIONE VIAREGGIO

Passione per lo sport. I colpi di calciomercato chiusi alla sua tavola da manager e dirigenti

In gioventù provò a sfondare tra i professionisti come il padre e lo zio. Cognato di Fascetti, ospitava le reunion delle Vecchie glorie.

Insieme a Leonetto Amadei (già presidente della Corte Costituzionale), presidente dell’associazione della Vecchie Glorie

Insieme a Leonetto Amadei (già presidente della Corte Costituzionale), presidente dell’associazione della Vecchie Glorie

Nel nome del padre (Mameli) e dello zio (Vinicio, vulgo ‘Garone’), due calciatori che hanno fatto la storia di diverse società, a cominciare dal Viareggio, il futuro del giovane Lorenzo Viani sembrava segnato: il pallone, oltre al divertimento, poteva diventare un lavoro, pane e companatico assicurato giorno dopo giorno, tanto più che anche la sorella Mirella aveva sposato un famoso calciatore (e poi allenatore), Eugenio Fascetti.

Ma Lorenzo Viani, “biondo e di gentile aspetto”, fisico scultoreo, centrocampista dai piedi buoni, ma dal passo rotondo, non era riuscito a spiccare il volo verso il professionismo: il suo Dna calcistico non era in sintonia con le richieste degli allenatori. Così dopo le esperienze nei dilettanti del Lido di Camaiore – era stato uno dei ragazzi cresciuti all’ombra dei pini del vecchio campo Benelli, dove per giocare bene bisognava conoscere la mappa dei ‘poggi e bue’ del terreno – e del Forte dei Marmi, c’era stata una puntata in Abruzzo all’Atetixa di Atessa, nel campionato nazionale di serie D. Lorenzo faceva parte di una piccola colonia di giovani versiliesi in cerca di gloria lontano da casa, un colpo nel mercato invernale dell’epoca dell’allora principe dei manager locali, Teofilo Galli.

No, a Lorenzo Viani, il calcio non spalancò le porte del professionismo: rimanevano i freschi ricordi della maglia gialloblù del Lido, con Franco Calloni allenatore, assieme a Mario Santini, Roberto Romboni, ‘Benzina’, Angelo Pardini & compagnia cantante, i derby roventi con il Secco, le sfide picaresche con le formazioni apuane, le trasferte sempre astiose, ‘pesciaioli’ era il complimento più garbato ai ragazzi viareggini e dintorni, al di là del monte Quiesa. Ma c’era soprattutto il grande legame con il padre Mameli, maestro di calcio e di vita per un paio di generazioni di ragazzi del Lido.

Per Lorenzo, il calcio era diventato solo divertimento. E basta. Le speranze di decollare avevano pian piano perso consistenza. Ma il pallone continuava a rotolare nelle stanze della famiglia, quindi impossibile far finta che non interessasse.

Da calciatore dilettante un po’ deluso, a grande ristoratore, il passo non era stato breve. Ma Lorenzo – che da ragazzo, con il cugino Mario Stagi frequentava il bar Leda in via del Fortino a Lido – si era messo di buzzo buono per diventare ‘qualcuno’. A mattone alla volta, c’era riuscito. Alla grande. Diventando un Mito. Ma il suo legame con lo sport e in particolar modo il calcio – la consolidata passione di famiglia – continuava a vivere con grande attenzione e sensibilità: “Lorenzo” a Forte dei Marmi, soprattutto a pallone fermo, diventava un punto d’incontro di manager, intermediari, procuratori, calciatori, presidenti di società. Cenacoli con il pallone nel centro del mirino. Chissà quanti segreti ha custodito Lorenzo Viani, lungo tutta la sua carriera nel locale di viale Carducci a Forte dei Marmi.

Siccome il legame con Viareggio è sempre stato fortissimo anche se aveva salito i gradini verso l’Olimpo della cucina nella ‘rivale’ Forte dei Marmi, negli anni d’oro dell’associazione delle ‘Vecchie Glorie’ del Viareggio, presieduto dall’ex presidente della Corte Costituzionale (nonché uno dei Padri della Repubblica), Leonetto Amadei, in più di un’occasione la cena sociale veniva organizzata proprio da ‘Lorenzo’, con Lorenzo Viani, socio onorario in memoria del babbo Mameli e dello zio Garone. E anche in quelle occasioni, con ‘giovanotti’ over 75..., avanti con gli amarcord, gli aneddoti, nei quali si dilettavano, civettuoli e sempre con qualche sorpresa, gli stagionati calciatori d’antan, che raccontavano i segreti dello spogliatoio bianconero, quando il pallone era più vero e verace e non quello plastificato, dalle dichiarazioni fotocopia da un giorno all’altro, senza mai un pizzico di pepe. Che nelle serate dei vegliardi bianconeri, da “Lorenzo” non mancava mai.

Giovanni Lorenzini