REDAZIONE VIAREGGIO

Perde il lavoro, odissea per il mutuo

Una donna aveva chiesto alla propria banca di sospendere i pagamenti ma aveva ricevuto un “no“

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Camaiore, 30 dicembre 2020 -  Una donna versiliese, dopo aver perso il lavoro a causa della pandemia Covid-19, chiede al proprio Istituto bancario la sospensione di 12 mesi del pagamento delle rate del proprio mutuo ipotecario: la banca risponde di “no“. La donna risultava infatti segnalata al Crif dall’aprile scorso da un istituto bancario di Treviso, specializzato nell’acquisto e cessione di crediti mediante la cartolarizzazione. L’avvocato di Lido di Camaiore Federico Pedonese, esperto in materia e legale della Confconsumatori, al quale la donna si era rivolta, risolve brillantemente il caso in Tribunale.  

Si tratta di casi molto frequenti purtroppo, specie in questo profondo momento di crisi. La segnalazione faceva riferimento a un prestito con una finanziaria del lontano 2009 dove risultavano impagate alcune rate. Finanziaria che, a sua volta, aveva ceduto il credito ad altra società di cartolarizzazione dei crediti nel 2016 e così ogni anno la posizione della donna era stata oggetto di cessione fra varie società di cartolarizzazione fino all’ultima che, nell’aprile 2020, segnalava la posizione di sofferenza presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia. Segnalazione che impediva alla medesima di poter usufruire della sospensione del pagamento delle rate del mutuo in base ai decreti legge adottati all’inizio della pandemia.  

«Ho subito instaurato un ricorso ex art .700 d’urgenza presso il Tribunale di Treviso per ottenere la cancellazione della segnalazione in Centrale Rischi, non avendo, l’Istituto Bancario cessionario del credito, provveduto ad alcuni incombenti – spiega il legale – . Inoltre veniva dedotta anche la mancanza di legittimazione attiva della cessionaria del credito non avendo, la stessa, mai prodotto il contratto di cessione. A seguito del rigetto del ricorso, ho inoltrato il reclamo ed il Tribunale di Treviso, ritenendo sussistenti sia la violazione degli obblighi di buona fede della Banca per mancata comunicazione del preavviso di segnalazione, sia la mancanza di legittimazione detta. Il Tribunale veneto ha condannato così l’Istituto bancario alla rettifica dei dati presenti in Centrale Rischi della Banca d’Italia e al pagamento degli onorari e delle spese di lite".  

Isabella Piaceri