Il piano di ristrutturazione del debito è stato regolarmente presentato ieri in tribunale a Lucca, ma per conoscere quale sarà il futuro della Perini Navi bisognerà attendere altri 7-10 giorni circa. Il tempo necessario – più o meno – perché il giudice sciolga le riserva sulla richiesta di avere altro tempo avanzata ieri dai legali dell’azienda. Altro tempo perché Perini Navi ha l’accordo con il Fondo d’investimento londinese Blu Skie per circa 30 milioni di euro; ha l’intesa con alcuni dei creditori dell’azienda, ma non ha ancora l’intesa con gli ultimi creditori che sono ancora da convincere. Ecco – con un po’ di tempo in più a disposizione – il management del prestigioso cantiere navale viareggino si dice fiducioso di poter incassare il via libera all’operazione di ristrutturazione del debito da parte di tutti i creditori.
Come si ricorderà iI cantiere navale di Viareggio a maggio 2020 aveva presentato richiesta di concordato in bianco. Poi lo scorso 18 gennaio insieme all’azionista di maggioranza Fenix Holding ha siglato un accordo con i fondi di investimento Blue Skye e Arena Investors per la sottoscrizione di un bond a 4 anni da 30 milioni di euro. Un accordo che secondo Perini dovrebbe salvare e rilanciare il cantiere navale in difficoltà, ma che lascia dubbi e perplessità sul fronte sindacale. Sia perché i sindacati avrebbero auspicato l’ingresso di un gruppo imprenditoriale esperto di cantieristica navale e sia perché temono che tale operazione potrebbe portare in un futuro non troppo lontano a un ridimensionamento dei livelli occupazionali. Insomma una partita che si gioca su più tavoli che vede protagonisti la direzione del cantiere, i sindacati, il tribunale civile di Lucca e la stessa Regione Toscana.
Perini Navi è nella mani della famiglia Tabacchi (ex Salmoiraghi & Viganò), che acquisì il marchio e la forte realtà industriale creati, quasi 40 anni fa, da Fabio Perini: con lui alla guida il cantiere viareggino era diventato leader a livello mondiale grazie a una serie di imbarcazioni a vela che erano diventati un marchio distintivo ricercato da armatori italiani e stranieri, fra cui anche Berlusconi.
Cosa succederà di questo cantiere? Tre le soluzioni che si prospettano: la prima opzione vedrebbe un riacquisto da parte delle banche di parte dei crediti vantati nei confronti del cantiere, per agevolare l’approvazione degli istituti di credito verso un concordato. Una seconda operazione avrebbe come interessati, oltre ai Tabacchi, anche Massimo Perotti, patron di Sanlorenzo. La terza ipotesi è quella del fallimento. Un esito a cui i circa 100 dipendenti rimasti non vogliono neppure pensare.