Viareggio, 6 dicembre 2018 - E’ successo ancora. E’ la quarta, forse quinta, volta in un mese. «Sono entrati sfruttando un finestrone già sfondato in precedenza, hanno rovistato nei cassetti, hanno messo tutto a soqquadro. E se ne sono andati senza niente. Perché non c’è più niente da rubare al Pino sul Tetto». Il gigante addormentato della Pineta di Ponente. Augusto Barsotti, il titolare dello storico locale chiuso ormai da due anni, cammina, cammina, cammina. «E’ l’unico modo in cui riesco a sfogare tutta la rabbia e la frustrazione. Non ho modo e mezzi per difendere il locale, per proteggerlo dagli assalti. Sta andando tutto in malora e io non so più cosa fare». Intanto ha rattoppato il buco della finestra con un cartone: «Inutile ripararla, la spaccherebbero di nuovo». E con un pennarello nero ha scritto un avviso a chiare lettere: «Caro ladro, se ritorni ti aspetto e ti ammazzo. Ora basta».
E’ una provocazione, forte. Micidiale. Ma una provocazione. «Non potrei mai farlo – dice Barsotti –. Solo un disperato può continuare ad accanirsi contro un ristorante chiuso da anni. Dove non c’è niente da rubare, niente di prezioso se non i ricordi di chi lo ha gestito per settant’anni. Ma non è giusto. Non si può continuare a subire senza alcuna protezione. Non ho fatto neppure denuncia. Tanto a che serve?» si domanda. E intanto continua a camminare Augusto. Avanti e indietro. Intorno a lui solo lo scricchiolio delle foglie secche. D’inverno la Pineta va in letargo. «E’ difficile tenerla viva d’estate, figuriamoci quando fa freddo» aggiunge. E camminando ha avuto un’idea, in realtà una proposta che in passato ha già diviso la città. Augusto ci riprova, «anche se nessuno ha la pazienza di ascoltare, anche se il futuro della Pineta non sembra interessare a nessuno, anche se a Viareggio si è persa la voglia di dibattere sui temi e le questioni» dice.
L’idea è quella di riaprire il viale Capponi al traffico, «sì – aggiunge – alle auto. Almeno la sera. Per consentire alle attività di provare a rilanciarsi». «Se questa proposta dovesse passare – aggiunge – io nel giro di un mese mi impegno a riaprire il Pino sul Tetto». «Serve un cambio di passo se vogliamo ricostruire una reputazione al Parco, se vogliamo tenere lontano lo spaccio, se vogliamo riportare le famiglie. In tanti anni non è stato fatto niente. Solo tante parole e il niet ambientalista alle auto per difendere il verde, gli alberi. Che adesso cadono o vengono abbattuti perché pericolanti. E allora, cosa abbiamo salvato? Cosa dobbiamo ancora difendere?»
Martina Del Chicca