Torre del Lago, 2 agosto 2019 - Si è buttata in acqua, l’ha sollevato, l’ha stretto, l’ha adagiato sull’erba. E ha urlato, ha chiesto aiuto: «Non respira, non respira più». A squarciare l’aria e la serenità di Torre del Lago è il grido di una madre. Il pianto di una madre. Che ieri pomeriggio, appena dopo le 19, ha visto il suo piccino riverso nella piscinetta di casa, in difficoltà. Stava giocando, vivace e curioso. Stava scoprendo il mondo, ignaro dei pericoli, delle insidie, del male... Insieme al fratello più grande, agli altri amichetti. Mentre la sua famiglia preparava la cena. E’ stato un attimo, un solo dannatissimo attimo. In un soffio quel momento di gioco si è trasformato in una dramma. Il bambino, tre anni ancora da compiere, adesso è ricoverato all’Opa di Massa per un principio di annegamento. Le sue condizioni sono gravi, i medici del reparto di terapia intensiva si prendono cura di lui. Come se fosse un figlio, con tanto amore quanta competenza.
QUANDO la giovane mamma ha sollevato quel corpicino dall’acqua si è accorta subito che il cuore del suo bambino si era fermato. Non batteva più. Il piccolo era in arresto cardiaco. Insieme alla zia, e poi insieme al padre ha provato a rianimarlo. La chiamata di soccorso alla centrale del 118 è scattata tempestiva , così come immediati sono arrivati i soccorsi. A sirene spiegate la Misericordia di Viareggio e della frazione, supportate dall’automedica. Pegaso è atterrato in un campo poco lontano dal complesso di abitazioni, dove tutti si conoscono. Dove non ci sono steccati, dove ancora percepisce forte il senso di comunità. Dove si è sempre presenti, l’uno per l’altro. L’intervento dei sanitari, insieme a quello dei familiari, è stato prezioso ed immenso, praticando la rianimazione cardiopolmonare sono riusciti a far battere ancora quel cuoricino. Così l’elisoccorso si è alzato in volo, verso l’Opa di Massa. Il piccino, i sanitari e la mamma, che non si è staccata dal suo bimbo nemmeno per un istante.
LA SPERANZA è tornata ad avvolgere quella strada, che si è abbracciata intorno all’abitazione della famiglia. Un affetto sincero, una preghiera corale in un silenzio irreale. La mamma era volata a Massa con il suo bimbo, il papà ha raggiunto la sua famiglia in ospedale, lasciando l’altro figlioletto alle cure amorose della nonna. Intorno ai genitori si è stretta tutta la città.
SOTTO il grande salice piangente è rimasto il pallone, il canestro di gomma, i galleggianti usati per giocare in quella bella piscina. Tutto transennato da quel nastro che riporta d’un colpo la mente a quel dramma. E’ sotto sequestro adesso quel piccolo parco giochi familiare, costruito per far divertire i bambini. Quegli stessi bambini che si sono stretti attorno al fratellino più grande, il primogenito, per non farlo sentire solo. Che hanno vissuto quella terribile giornata uno di fianco all’altro, guardando sfilare le auto e le camionette della polizia e dei carabinieri. Che in casa preparavano la pasta per i panzerotti, tra una carezza ad un cucciolo e un’occhiata fuori dalla finestra. Con loro, un intero vicinato che fin dal primo momento li ha difesi, tenendoli al sicuro nella loro innocenza, proteggendoli da qualcosa di più grande di loro. Più grande di tutti noi.
Daniele Mannocchi
Martina Del Chicca