REDAZIONE VIAREGGIO

Più di un secolo fa il primo ciak in Versilia Una pioggia di stelle destinata a crescere

Dal cinema muto in poi tanti big hanno diretto e recitato film tra Viareggio e Forte dei Marmi, località diventate set internazionali

Alfonso Cuarón e le sue star sono solo l’ultima pietra d’un castello cinematografico che in Versilia fu fondato all’epoca del muto. “L’isola dei beati”, un audace film tedesco diretto da Max Reinhardt e ispirato alla ricerca di un Eden incontaminato, nel 1913 apre l’elenco dei lungometraggi ambientati in questa porzione della costa toscana. Qualche nudità di troppo creò problemi di censura. Nel successivo film muto italiano “Cura di baci” (Emilio Graziani, 1917), appare addirittura Giacomo Puccini come comparsa di lusso. Nel 1926 ecco “Maciste all’inferno” di Guido Brignone con il forzuto Bartolomeo Pagano, girato nell’allora incontaminata Pineta di Levante. Le riprese suscitarono impressione nella piccola Viareggio degli anni Venti. Una delle interpreti femminili, (sotto il nome d’arte francese si celava l’attrice romagnola Giulietta Gozzi), dette scandalo presentandosi in spiaggia, in una pausa della lavorazione, con un costume senza maniche e senza gonna, pantaloncini attillati e corti fin sopra il ginocchio. “Le ragazze – ricordava l’artista Cristoforo Mercati – non potevano uscire di casa. I mariti erano tenuti d’occhio dalle mogli gelose”.

Di lì si dipana una girandola di titoli, importanti o secondari, con grandi attori o semplici mestieranti, che attesta la “corrispondenza d’amorosi sensi” fra il grande schermo e questo lembo di costa toscana, piccolo ma rilevante per la storia della cultura e del costume, non solo italiani. Un dato accomuna molti, anche se non tutti, film ambientati nella parte costiera della provincia di Lucca. L’immagine della Versilia restituita dal grande schermo è in prevalenza quella di una località balneare di antico prestigio. Lo conferma anche il primo film sonoro italiano. Siamo nel 1930 e “La canzone dell’amore” di Gennaro Righelli segna lo spartiacque fra l’epoca del muto e i film parlati (e ovviamente cantati) nel nostro Paese. Nell’economia del racconto spicca una sequenza interamente realizzata sulla spiaggia viareggina. La spiaggia alla moda è il regno della seduzione e dell’edonismo, ma può essere anche il luogo da frequentare per assicurare un buon matrimonio per una ragazza in età da marito. Questo almeno è l’assunto di “La famiglia Brambilla in vacanza”, diretto nel 1942 da Carl Boese.

Sul tema della vacanza balneare possiamo ricordare inoltre “Guendalina” (Alberto Lattuada, 1957), “La bella di Lodi” con Stefania Sandrelli, anno 1963, “Frenesia dell’estate” (Luigi Zampa, 1964), “Peccato veniale” di Salvatore Samperi (1974), con Laura Antonelli sulla spiaggia di Forte dei Marmi. A proposito di “Frenesia dell’estate”: tra gli sceneggiatori del film interpretato da Vittorio Gassman, Amedeo Nazzari e Sandra Milo, c’era anche Mario Monicelli. Il regista, viareggino per scelta affettiva, non ha girato film in Versilia, se si esclude il mitico, iniziatico e perduto “Pioggia d’estate” del 1937. Nel 1962 la corsa del “Sorpasso” di Dino Risi non arriva in Versilia, ma in compenso nel 1964 Vittorio Gassman approda alla Bussola durante il suo viaggio da Roma verso il nord. La commedia è “La congiuntura” di Ettore Scola.

Un discorso a parte meritano i fratelli Carlo e Enrico Vanzina che agli inizi degli anni Ottanta rilanciano il film balneare, insieme a una buona dose di nostalgia per gli anni ’60. “Sapore di mare” del 1983 (con Jerry Calà, Virna Lisi, Christian De Sica, Isabella Ferrari, Marina Suma)segna la riscossa di Forte dei Marmi come località vacanziera in grado di competere sul piano internazionale: la vacanza sulle ‘spiagge nobili’ conserva il suo appeal. A ruota esce il seguito, diretto da Bruno Cortini. Ma i Vanzina sono recidivi e dopo aver ambientato la serie televisiva “Anni ’60” del 1999 fra l’arenile e la Capannina, nel 2008 riappaiono al Twiga con un episodio di “Un’estate al mare”. Nel 2014 riannodano le fila dei vari sapori di mare con “Sapore di te”. Ancora Forte dei Marmi, ma stavolta l’orologio si sincronizza sugli anni ’80. Bisogna comunque osservare che la spiaggia non esaurisce i possibili set che la Versilia può offrire. Per una quarantina di anni, dal 1934 agli anni Settanta, Tirrenia, la “Cinecittà sull’Arno” è sede di produzioni cinematografiche che trovano nel territorio versiliese esterni di notevole interesse e una luce particolare, quella luce che entusiasmava anche Carlo Carrà. Così abbiamo titoli ispirati agli anni difficili del dopoguerra come “Tombolo, paradiso nero” del 1947, oppure al grande compositore lucchese: “Puccini” di Carmine Gallone del 1953 e il più recente “Puccini e la fanciulla” di Paolo Benvenuti, del 2008.

Ma qua sono passati molti protagonisti del cinema italiano: Sophia Loren per “Qualcosa di biondo” del 1985, Leonardo Pieraccioni con “I laureati” e “Il principe e il pirata”, Carlo Verdone con “Viaggi di nozze”. Per non parlare del cinema internazionale: nel 1996 la troupe del “Paziente inglese” si insedia al Principe di Piemonte con il suo cast stellare: Juliette Binoche, Ralph Fiennes, Kristin Scott-Thomas, Willem Dafoe. Tra le presenze più recenti, si segnalano tre produzioni di Bollywood in trasferta europea, l’italiano “La pazza gioia” di Paolo Virzì (2016) e “Security” di Peter Chelsom, del 2021, con il divo del serial “Gomorra”, Marco D’Amore. E l’avventura continua.

Umberto Guidi

Chiara Sacchetti