SERGIO IACOPETTI
Cronaca

Più ’Social’ e meno sociali. Il grido dei fratelli Breschi: "Siamo connessi ma isolati"

I costruttori si ispirano al fenomeno degli Hikikomori, alieni della vita reale. Ma il loro gigante uscirà da guscio e metterà (letteralmente) un piede per terra. "È una costruzione ardita, con il mascherone che esce fuori dal suo spazio" . .

. L’Hikikomori dei fratelli Breschi allunga un pa fuori dall’isolamento. (. Foto Umicini

. L’Hikikomori dei fratelli Breschi allunga un pa fuori dall’isolamento. (. Foto Umicini

In una società sempre più ‘social’ non ci si rende conto che, in realtà, siamo sempre più soli. È questo il significato di ‘Social’, la Prima categoria di Massimo ed Alessandro Breschi. Una allegoria potente, un vero pugno allo stomaco, che porta alla ribalta del pubblico del Carnevale il fenomeno degli Hikikomori. Ma anche una costruzione, per fattezze, decisamente ardita e fuori dal comune.

Massimo, cosa racconta il carro? "Racconta di quest’epoca. In cui siamo sempre più connessi, ma in realtà sempre più soli. Ci sentiamo iperconnessi, basta vedere le antenne in giro che hanno modificato e squarciato i nostri paesaggi e le nostre città, ma in realtà viviamo vite che di reale hanno ben poco".

Lei porta alla ribalta la figura, che non tutti conoscono, dell’Hikikomori. Che cosa è di preciso? "È quella persona che si aliena dalla vita reale. Quella persona che passa le sue giornate chiusa in casa, magari anche solo nella propria camera, sempre davanti al computer e senza interagire con nessuna persona fisica, ma solo virtuale. In Giappone questo genere di persona, ma ce ne sono più di centomila in Italia secondo recenti studi, viene etichettata con il termine Hikikomori".

Argomento delicato e realizzazione, da un punto di vista scenico e tecnico, molto ardita. "In effetti sì, perché il mio Hikikomori metterà un piede sull’asfalto".

In che senso? "Nel senso che sarà ‘un carro che esce dal carro’. Mi sono ispirato un po’ al ‘Porca la miseria’ di Sergio Baroni, ma anche al mio ‘Ho visto Obama’. La differenza sta nel fatto che in questo caso la maschera principale non darà la sola impressione ottica di solcare la Passaggiata ma metterà veramente un piede per terra".

Qualcosa di mai visto prima. "Strutturalmente non semplice ma possibile. Abbiamo pensato, con mio fratello Alessandro, a una figura di 12 metri, sdraiata su un pannello elettronico di 15 metri. Alla testa dell’Hikikomori sono attaccati dei cavi che partono da delle antenne alte 18 metri, e da questi cavi passeranno dei fluidi che animeranno la figura, una sorta di Frankestein, che con questi fluidi si alimenta. Così il pannello scendera di 45° e la ‘creatura’ si animerà prendendo vita, mettendo un piede fuori dalla sua ‘quiet zone’ per riprendersi la libertà perduta".

Questo Hikikomori di umano ha ben poco... "Infatti. Io lo considero uno zombie moderno, non umano. Il volto è come quello di Frankestein, ricostruito e composto da cocchi incollati l’uno con l’altro, i denti sono aguzzi ed il vestito tutto ricucito".

Sulle antenne sciami di farfalle bianche, quale è il loro significato? "Esse rappresentano tutti coloro, o tutto ciò, che cerca di porre un rimedio a questa deriva. Cercano di porre resistenza alle antenne e, credo, che il loro volo possa far sì che si possa tornare protagonisti dei nostri sogni. Le cose più semplici ci possono portare alla libertà".

Le maschere e la colonna sonora? "Saranno circa 200 vestite da Hikikomori. Di queste 50 avranno delle corde, scenderanno dal carro e muoveranno la creatura. La colonna sonora, mixata dal piccolo Pietro Paolicchi, sono dei pezzi dei Pink Floyd e dei Daft Punk. Lo spettacolo coreografico durerà 5 minuti".

Sergio Iacopetti