Di incontinenza urinaria soffre, in media, una donna su tre e un uomo su otto. Ma grazie a una startup capitanata da una tonfanina doc il disagio legato a questa disfunzione oggi può essere alleviato grazie a un dispositivo in grado di migliorare il benessere, sia fisico che psicologico, delle persone che ne sono affette. Un’innovazione di portata mondiale quella della “Relief“, che ha sede al Polo tecnologico di Navacchio, con il meritato riconoscimento arrivato a Torino in occasione del “Premio Gamma Donna“ promosso dall’omonima associazione. A ricevere il “Women startup award” (a cura di Intesa Sanpaolo innovation center) è stato l’amministratore delegato di “Relief“ Gioia Lucarini, ingegnera biomedica di 39 anni. Dopo una carriera nella ricerca, Lucarini ha co-fondato “Relief“ con una missione ben precisa: sostituire i dispositivi invasivi per l’incontinenza con una soluzione che ne riduce l’impatto psicologico, economico e ambientale. "Abbiamo premiato Lucarini – dice Marianna Ronzoni di Intesa Sanpaolo – per la sua capacità di affrontare temi di grande rilevanza per il benessere delle persone, spesso sottaciuti, e la tenacia nel diffonderli anche verso le nuove generazioni".
"Relief in inglese significa ’sollievo’ – racconta Lucarini – e i risultati che abbiamo raggiunto vanno in questa direzione. Tra gli studi clinici intrapresi ce n’è uno pilota effettuato al ’San Camillo’ insieme al dottor Massimo Cecchi. Al ’San Camillo’ per tre mesi sono stati testati 10 pazienti, di cui otto maschi e due femmine, grazie al sostegno del ministero della salute. I pazienti sono stati talmente bene che hanno inviato una lettera al ministero per poter proseguire lo studio". Un dispositivo arrivato come manna dal cielo da chi, a causa dell’incontinenza, è ossessionato da cattivo odore, infezioni e piaghe da decubito per il continuo uso del pannolone. "Nei casi più gravi si possono perdere da 1,5 a 2 litri di urina al giorno – va avanti Lucarini – ma grazie agli interventi di cistoscopia abbiamo ottenuto grandi risultati. Sono felice anche per questo premio che favorisce l’imprenditoria femminile, dato che oggi solo il 15% delle startup sono conduzione femminile. Spero che tra 20 anni non ci sia più bisogno di questi premi e bandi, e che conti la meritocrazia, non il genere".
Daniele Masseglia