ENRICO SALVADORI
Cronaca

Quando la notte si ballava in Versilia Viaggio nei locali diventati un mito

Questa era la capitale del divertimento (non solo d’estate). Il boom a partire dagli anni Sessanta. La visione e la capacità di imprenditori che hanno fatto esordire artisti come Baglioni e Panariello

di Enrico Salvadori

Versilia terra di divertimento e di locali. A metà del secolo scorso erano oltre sessanta i ritrovi più o meno grandi e famosi. Il nuovo boom negli anni Novanta, poi la crisi ha falcidiato tanti locali che ora sono nel mondo dei ricordi. Un libro che sfogliamo insieme.

Due furono le scelte di Renzo Sacchetti che da giovane barman poi intraprese la carriera di proprietario. Il Victoria a Focette, già Saint Louis, fu preso in gestione da Sacchetti nel 1985 in società con Alfredo Montaresi e il figlio Gianluca. Lanciò feste di tendenza come lo ‘Zibaldone’ condotto dal dj Marco Bresciani. Poi Sacchetti si trasferì nell’entroterra acquisendo il Papillon a Piano di Mommio, all’epoca Kiss. Portò in scena tra gli altri Edoardo Vianello, Bobby Solo, Riccardo Fogli, Mal, Franco Califano, Don Backy, i Ricchi e Poveri.

All’uscita del casello Versilia furoreggiava quella che era la prima bio-discoteca italiana disegnata dall’architetto Tiziano Lera per la famiglia Galeotti su 4000 mq di parco. La Canniccia ha ospitato in consolle anche Bob Sinclar. Vano un tentativo di rilancio (datato 2010) con il progetto Canniccia Club Culture. Non tutti sanno che l’area dell’attuale Twiga a Marina era in origine una delle prime discoteche con musica house in Versilia: la Cicala. Che prima si era chiamata Pop In ed Ikebana. La particolarità era la pista sotto il piano del locale. Vero e proprio tempio della musica progressive, era sinonimo di trasgressione e tendenza. Successivamente divenne Vogue e poi Vague.

Di nomi ne ha cambiati anche quello che è stato chiuso con il marchio Midhò, sul lungomare del Forte. Una creatura di quel signore della notte che era Alberto Cavallini, anche lui da barman diventato imprenditore. Tutto ebbe inizio con il nome Caravella, anno 1971. Due anni dopo l’incendio che la distrusse ma Cavallini non si perse d’animo e la ricostruì. Qui ha mosso i primi passi Giorgio Panariello. Il 2 luglio 1992 la trasformazione in Midhò. L’attività era su due piani e nel 1996 al piano terrà venne realizzato il progetto Kupido. Il Midhò fine anni Ottanta lanciò la lambada e la festa di Halloween.

Una storia movimentata l’ha avuta anche il Carillon che era già famoso negli anni ruggenti con proprietario Gherardo Guidi che conobbe così la Versilia prima di trionfare con Capannina e Bussola. Il Carillon fu teatro di una notte pazza di Sylvester Stallone all’apice del suo successo Poi la trasformazione in Faruk con la gestione di Armando Casodi e quindi l’ultima chance come Fever. Ad oggi il Faruk è aperto solamente come stabilimento balneare. Sul lungomare di Marina di Pietrasanta sono andate in scena le stagioni del Dive conosciuto anche con i nomi di Tresor, Tiamo e Shà. Aveva 3 sale discoteca e un’area ristorante con atmosfere ambient e chill out. Saliamo più a nord ed entriamo in Lido di Camaiore. Di nomi e gestioni ne ha cambiate tantissime il locale che iniziò con il brand Tucano. Poi si è poi declinato con i nomi di Bottoms Up, Agorà, Nabilia, Goss, Extè, Baronette Club, Kokko Beach per tornare nuovamente Tucano.

Un vero e proprio mito al Lido è stato il tendone di Bussoladomani, ennesima intuizione geniale di Sergio Bernardini. Qui Mina nel settembre 1978 chiuse la sua carriera live. E’ rimasto solo il parco. Sempre al Lido ma ai confini di Viareggio sulla Fossa dell’Abate il Cavalluccio Marino ha hanno divertire tutti da fine anni Sessanta fino agli Ottanta. In consolle Giorgio Giordano. Incarnava per l’epoca il concetto di discoteca con il tetto apribile. Arrivavano da Roma e da Milano per ballare una sola notte al Kama Kama, sulla provinciale per Camaiore. Prima era conosciuto come Linus e Spazio 213 ma con il progetto Kama Kama fu capace di diffondere la house dura. Anche in questo caso fu un incendio (ottobre 2012) a chiudere forzatamente un’esperienza indimenticabile.