REDAZIONE VIAREGGIO

Quando rivoluzionò la ’villeggiatura’. Dalle serate radical al lusso ostentato

Il locale ha rilanciato mediaticamente la Versilia ribaltando la logica di vacanza

Il locale ha rilanciato mediaticamente la Versilia ribaltando la logica di vacanza

Il locale ha rilanciato mediaticamente la Versilia ribaltando la logica di vacanza

Il Twiga è rivoluzione. Quel beach club con negozi, parrucchiere, ristorante e discoteca annessi è stato il punto di svolta dell’inossidabile villeggiatura slow che ha caratterizzato la costa. La nuova logica ha sradicato ogni orpello di quella villeggiatura da cartolina anni Sessanta, calamitando volti dei programmi Mediaset, personaggi del calciomercato e imprenditori di grido in un ambiente dai richiami afro, in una sorta di partnership con l’amato Kenia di Briatore. E così chi ancora raccontava degli aneddoti di Italo Balbo che ammarava per sorseggiare un drink alla Capannina, degli Agnelli o delle spiagge con i radical chic intenzionati a non farsi notare ("perchè quella è eleganza") si è trovato a prendere atto di come la movida più eclatante e col lusso esibito fosse attraente per il turismo. Il Twiga si è trasformato in un mood, con il tagliacoda riservato a pochi e la lunga fila per i volti sconosciuti e senza tavolo prenotato; il locale dove "esserci perchè è importante esserci", il diktat da traslare in video o selfie per un post acchiappa-like. Dove il personaggio di grido era alla portata per uno scatto in posa e dove, in un mix di Rolex e Patek Philippe al polso anche dei ventenni, la grande bellezza è sempre stata di scena. Con una corsa a sedere al tavolo più glamour: quello dove i camerieri arrivano trionfanti portando in spalla il modellino di F1 ricoperto di di Veuve Clicquot dall’etichetta luminosa.

Fra.Na.