"Quei mitra spianati e le raffiche di morte"

Adele Pardini, sopravvissuta al massacro di Sant'Anna nel 1944, ricorda il tragico giorno in cui perse la madre e la sorellina, vittime delle truppe tedesche.

"Quei mitra spianati e le raffiche di morte"

Adele Pardini, 84 anni

STAZZEMA (Lucca)

Adele Pardini aveva 4 anni quando il 12 agosto 1944 le truppe tedesche rastrellarono Sant’Anna, uccidendo sua mamma Bruna con in braccio la sorellina Anna di appena 20 giorni. E distruggendo la serenità di quella famiglia di 9 figli. "Mio babbo Federico portò a lavorare al campo i miei fratelli Vittorio di 7 anni, Siria di 9, Licia di 12 e Vinicio di 14 – racconta – noi 5 sorelle rimanemmo a casa. Stavo facendo colazione col latte seduta su cassapanca quando i soldati ci trascinarono al muro dell’adiacente casa degli zii. Ci misero in ordine di altezza con i mitra davanti. Mia sorella Cesira, la più grande di 18 anni, chiese a mia mamma di prendere con sè la piccola Anna: invocò pietà per la sua bambina. Un soldato tirò fuori la pistola e la colpì in testa. I militari iniziarono a sparare a raffica". Fatalmente, nel cadere, la mamma spinse la porta della stalla che era dietro le spalle di Adele, creando una via di fuga. "Lilia mi teneva la bocca perché urlavo – aggiunge – Cesira mi tirò dentro e la porta si richiuse. Sentimmo che stavano per dare fuoco alle case e tornammo fuori per fuggire. A terra c’era il corpo di mia mamma: era robusta, non ce la facevo ad attraversarla e fui costretta a passarle sopra. Cesira le aprì le braccia e prese la piccola Anna. Correvamo a perdifiato mentre ci sparavano dietro. Raggiungemmo il babbo e si consumò un altro strazio. Tornò a casa. Ricompose il corpo di mamma sul pavimento e rimanemmo attorno a lei tutta la notte. Una giovane che allattava provò a nutrire Anna, ma il 4 settembre la piccolina si arrese".