REDAZIONE VIAREGGIO

Quello scheletro senza un nome

Sostenere che Viareggio & dintorni possiedano l’humus dove sono proliferati gialli di cronaca nera irrisolti a distanza di molti...

Il ritrovamento in via Cimarosa

Il ritrovamento in via Cimarosa

Sostenere che Viareggio & dintorni possiedano l’humus dove sono proliferati gialli di cronaca nera irrisolti a distanza di molti anni, non è affatto un’esagerazione. Gialli più o meno avvincenti, in ogni caso sempre in grado di catturare l’attenzione del lettore e di chi si ciba – alla luce anche dell’’esplosione’ televisiva di trasmissioni-cult – di storie dove, purtroppo, c’è spesso una vittima.

Nella primavera del 2006, comincia la nostra storia. O meglio – secondo il medico legale prima e un anatomopatologo poi – la storia era cominciata una decina di anni prima. Sta di fatto che quella mattina di maggio inoltrato a Torre del Lago in un terreno incolto in via Cimarosa venne scoperto casualmente lo scheletro di una donna. D’impatto, il primo pensiero degli investigatori e dei cronisti fu quello di associare la macabra scoperta con il nome di una giovane donna della quale se ne erano perse le tracce cinque anni prima in circostanze drammatiche (il suo ex compagno si era suicidato, piuttosto che farsi arrestare dai carabinieri). Ma furono sufficienti altri esami medico legali per escludere che si trattasse della donna scomparsa del 2001, della quale – ancora oggi – non si è mai saputo più nulla. Come dire, peggio che andar di notte, visto che gli investigatori non avevano alcun elemento significativo per poter dare un volto e un nome allo... scheletro. Accanto alle ossa vennero trovati brandelli di pagine di un giornale del 1998. Unica certezza, non era stata una morte violenta, perché le ossa erano integre. Insomma, un mistero che più fitto non avrebbe potuto essere, anche perché all’epoca non c’erano denunce di persone scomparsa.

Un’inchiesta senza sbocchi apparenti: le alternative erano due, lasciar perdere oppure incaponirsi alla ricerca di una fiammella in grado di produrre un po’ di luce sul misterioso ritrovamento dello scheletro. Per un mese, carabinieri e polizia moltiplicarono gli sforzi, monitorando con attenzione il ‘popolo della notte’, quello che all’epoca era popolato di giovani lucciole straniere in cerca di clienti sulle strade di confine fra la provincia di Lucca e di Pisa. Ma nonostante l’insistenza, non saltò fuori niente, neanche un barlume per capire il motivo di quella sepoltura posticcia, con zero pietas, di una donna in un campo. Un rompicapo che oggi è semplicemente un fascicolo nello scaffale di qualche ufficio giudiziario.