
Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione «Libera»
Sono 16 le unità immobiliari in città confiscate alla criminalità organizzata, 13 delle quali ancora da assegnare a soggetti di promozione sociale. È quanto emerge dal report "Raccontiamo il bene" pubblicato dall’associazione Libera in occasione dell’anniversario della promulgazione della legge 109/96, sul riutilizzo dei beni confiscati alle associazioni mafiose.
"In Toscana sono 13 le diverse realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata, in 11 comuni – si legge in una nota di Libera –; una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Dal report emerge che il 30 per cento delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (4), mentre sono 3 le realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 2 enti pubblici".
Nella ricerca, Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. "Sono 1.132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale dei beni confiscati alla mafia di Libera –; un numero così alto, nel 1995, non si poteva immaginare. Dietro questo numero ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative che hanno trasformato quei luoghi di malaffare in luoghi parlanti, dall’inestimabile valore educativo e pedagogico".
Ma la strada da fare è ancora lunga. Per questo, Libera chiede alle istituzioni "che si possa garantire trasparenza nell’intera filiera di confisca e riuso dei beni confiscati; che dal mondo della politica ci sia una chiara presa di posizione: i beni confiscati non si possono privatizzare, attraverso l’affitto oneroso o con la vendita; e infine che le risorse per la valorizzazione dei beni confiscati vengano messe a sistema, facendo dialogare i fondi pubblici e gli investimenti di enti privati".