DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

Report sui beni confiscati alla mafia. In città censite 16 unità immobiliari

In base ai dati dell’associazione Libera, 13 sono ancora da destinare a soggetti di promozione sociale

Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione «Libera»

Don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione «Libera»

Sono 16 le unità immobiliari in città confiscate alla criminalità organizzata, 13 delle quali ancora da assegnare a soggetti di promozione sociale. È quanto emerge dal report "Raccontiamo il bene" pubblicato dall’associazione Libera in occasione dell’anniversario della promulgazione della legge 109/96, sul riutilizzo dei beni confiscati alle associazioni mafiose.

"In Toscana sono 13 le diverse realtà impegnate nella gestione di beni confiscati alla criminalità organizzata, in 11 comuni – si legge in una nota di Libera –; una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. Dal report emerge che il 30 per cento delle realtà sociali è costituita da associazioni di diversa tipologia (4), mentre sono 3 le realtà del mondo religioso (diocesi, parrocchie e Caritas), 2 enti pubblici".

Nella ricerca, Libera ha ricostruito la tipologia di immobili gestiti dai soggetti gestori; in molti casi la singola esperienza di riutilizzo comprende più beni confiscati, anche di tipologia catastale diversa. "Sono 1.132 le realtà sociali che in tutta Italia, ogni giorno, con coraggio e generosità, trasformano luoghi che erano il simbolo del dominio criminale e mafioso sul territorio in luoghi in grado di raccontare una storia altra, un modello diverso di società, di comunità, di economia e di sviluppo – commenta Tatiana Giannone, responsabile nazionale dei beni confiscati alla mafia di Libera –; un numero così alto, nel 1995, non si poteva immaginare. Dietro questo numero ci sono volti e storie di associazioni, di cooperative che hanno trasformato quei luoghi di malaffare in luoghi parlanti, dall’inestimabile valore educativo e pedagogico".

Ma la strada da fare è ancora lunga. Per questo, Libera chiede alle istituzioni "che si possa garantire trasparenza nell’intera filiera di confisca e riuso dei beni confiscati; che dal mondo della politica ci sia una chiara presa di posizione: i beni confiscati non si possono privatizzare, attraverso l’affitto oneroso o con la vendita; e infine che le risorse per la valorizzazione dei beni confiscati vengano messe a sistema, facendo dialogare i fondi pubblici e gli investimenti di enti privati".