Viareggio, 23 aprile 2018 - Le parole degli ex boss e il caso dei soldi della camorra che per la procura distrettuale antimafia di Firenze sarebbero stati riciclati in locali di Viareggio, Tirrenia e San Giuliano. «Hanno parlato dell’Alleanza di Secondigliano, hanno raccontato storie di trent’anni fa, ma è emerso con chiarezza che Espedito Parisi loro non lo hanno mai visto e conosciuto», spiega l’avvocato Marco Di Iorio difensore del 51enne, residente a Tirrenia, conosciuto ristoratore e, nel tempo, amministratore di importanti società anche in Versilia. Parisi è parente di Salvatore Righi, assistito dall’avvocato Antonio Cariello, imprenditore che tra il 1998 e il 1999 fu anche presidente del Ponsacco. Lui, secondo il pm della Dda fiorentina Giulio Monferini, sarebbe tra i riciclatori dei soldi del clan Contini di Napoli anche utilizzando le attività messe in piedi negli anni passati dal suo parente Parisi.
«I primi due collaboratori di giustizia sentiti in aula bunker a Firenze - aggiunge il legale - nulla, di fatto, hanno saputo dire anche di Righi. Hanno fatto qualche riferimento ai «Righi» in generale e ad una storia degli anni ‘80 del famoso sequestro Presta e del riscatto miliardario. Ma anche il riconoscimento fotografico non ha dato esito».
«Tuttavia - ammette l’avvocato Di Iorio - entrambi i collaboratori di giustizia, tra non ricordo e riferimenti passati, hanno confermato le dichiarazioni che avevano reso a suo tempo». Si torna quindi in aula dopo l’estate - da sentire altri quattro pentiti - per il filone toscano di dell’inchiesta su un presunto flusso di soldi sporchi del clan dei Contini di Napoli riciclati attraverso l’acquisto di ristoranti e bar nella zona. Un processo arrivato in Tribunale a Pisa con undici imputati accusati di riciclaggio (soldi della camorra frutto di spaccio ed estorsioni) bancarotta e intestazione fittizia di beni. Nell’ultima udienza sono stati sentiti in modalità protetta, attraverso collegamenti audio-video appunto, i primi collaboratori di giustizia – in particolare un ex boss di Forcella – nel tentativo di far emergere la loro eventuale conoscenza, e di conseguenza i rapporti, con quello che secondo l’accusa sarebbe l’imputato ‘chiave’ del processo, Salvatore Righi per il quale però è caduta l’accusa di riciclaggio e la condanna di primo grado è arrivata per interposizione fittizia senza aggravanti.