
Dal fronte covid, arriva un’altra storia che ha dell’incredibile. A lieto fine, visto che i due protagonisti - che si sono ritrovati dopo quasi trenta anni dopo avere condiviso un tratto importante del loro percorso professionale - sono tornati a casa con le loro gambe dopo avere trascorso alcuni giorni assieme, con l’angoscia addosso, ricoverati in una stanza del reparto Covid dell’ospedale unico della Versilia.
"Nella mia vita - racconta Folco Papanti, noto imprenditore, titolare del bar della Stazione, nonché sportivo conosciuto non solo a Viareggio ma anche nel resto della Versilia - fino a pochi giorni fa, non ero mai stato degente in un ospedale pubblico. Poi all’improvviso, questo maledetto Covid ha colpito anche me. E sono finito in una stanza dell’ospedale unico della Versilia. Confesso che all’inizio ero molto titubante. Poi… poi mi sono ricreduto. E oggi che sono tornato a casa, non posso che dire grazie a tutti coloro che nel periodo di degenza mi sono stati vicini, neppure per un attimo mi hanno fatto mancare una testimonianza di affetto (‘ha bisogno di qualcosa, chiami pure’ ‘Buongiorno, come sta oggi: come ha trascorso la notte?’ ‘stia tranquillo, non si agiti: guarirà presto e tornerà ad abbracciare i suoi cari’) e di disponibilità che non posso dimenticare. Essere malati di Covid, dopo quello che noi tutti abbiamo sentito per mesi e mesi costellati da lutti, è una prova durissima. Averla affrontata protetto e curato al meglio dal personale medico e paramedico del ‘Versilia’ è stata davvero un’esperienza unica e indimenticabile".
E proprio all’ospedale è accaduta il fatto singolare accennato in apertura. "Nella stanza a due posti dove ero ricoverato - prosegue ancora Papanti - c’era una persona che non vedevo da molto tempo e con il quale anni prima avevo condiviso una parte del mio percorso lavorativo, Andrea Fubiani, che tuttora lavora in una banca. Ci siamo fatti coraggio a vicenda. Ritrovarsi tutti e due ammalati di Covid, è stata una sensazione particolare: io, per fortuna, non sono mai stato intubato; il mio amico invece è stato per diversi giorni in rianimazione. Da diverso tempo era in cura e quando ci siamo trovati, abbiamo iniziato il percorso di guarigione assieme".
La malattia, insomma, ha permesso di riallacciare vecchi rapporti e di ritrovare un caro amico. "Siamo stati uniti – prosegue Fosco Papanti – nella lotta verso il ritorno alla normalità, alla voglia di ritornare a casa, con tanta forza di volontà ma soprattutto con la consapevolezza che su di noi vegliavano medici, infermieri e ausiliari che, non sembri una frase fatta ed eccessivamente zuccherosa, sono stati davvero i nostri angeli custodi. Grazie anche alle nostre famiglie che ci sono state vicine con video-chiamate, facendoci sentire amati e soprattutto come dice il mio amico Andrea, particolarmente religioso, con grande speranza e fede in Dio. Grazie di nuovo a tutto il personale: io e Andrea Fubiani li porteremo sempre nel nostro cuore per come ci hanno assistito e trattato".
r.v.