
Gli alunni dell’agrario in visita per il Seabin a Viareggio
Viareggio, 28 marzo 2025 – Affacciandosi dalle banchine della Viareggio Porto 2020, società che dal 2019 è gestita da ICare, si intravede la bocca, a sfioro sul pelo dell’acqua, capace di raccogliere dal mare fino 500 chili di rifiuti all’anno, comprese le microplastiche da 5 a 2 mm di diametro e le microfibre da 0,3 mm. Quasi invisibili, i due Seabin – cestini galleggianti aspira rifiuti – che ormai da tempo lavorano nell’approdo della Madonnina fanno dunque un lavoro incredibile di monitoraggio e riduzione dell’inquinamento. Lavoro che Matteo Pardini, studente camaiorese dell’Università di Pisa laureando in Biologia, sta raccogliendo per uno studio coordinato dal professore di ecologia Fabio Bulleri, che diventerà una tesi per la triennale.
L’analisi è cominciata da un paio di mesi: “E una volta ogni due settimane – racconta Pardini – raccolgo il carico di rifiuti aspirati dai Seabin nell’arco di 24 ore e li porto nel laboratorio di ricerca di Pisa”. L’obiettivo è valutare l’impatto dei dispositivi sull’ambiente e capire quale fra le due macchine, una posizionata alle porte dell’approdo e l’altra al molo 9, sia più efficiente. “E sulla base delle rilevazioni – spiega ancora Pardini – si potrà valutare una nuova eventuale collocazione per potenziare l’efficacia dei dispositivi”. Il passo successivo potrebbe essere uno studio sulle specie marine che abitano l’approdo, per per comprendere le ripercussioni che ha sull’ecosistema del porto la mole di rifiuti che finisce in mare. Dalle analisi è emerso che la maggior parte delle plastiche aspirate dai due Seabin “è riconducibile agli imballaggi alimentari. Primo rifiuto in assoluto, mentre il secondo più – conclude Pardini – sono invece i mozziconi di sigarette”.
Dunque “l’attenzione ai comportamenti individuali, ai processi produttivi e alle politiche di riciclo dei materiali sono passaggi fondamentali per prevenire l’inquinamento dei mari”, di questo ha parlato la responsabile di Marevivo Toscana, Paola Pimpinella, agli studenti dell’istituto agrario “Ancillotti“ di Pescia che ieri hanno raggiunto la Madonnina per una lezione sul campo. E guidati dal presidente di ICare, Moreno Pagnini, e dal direttore della Viareggio Porto, Pietro Romani, hanno potuto vedere come lavorano i Seabin. Il cestino intelligente immerso nell’acqua “grazie ad una pompa aspirante – ha spiegato Romani – risucchia tutti i detriti e liquidi galleggianti. L’acqua scorre poi attraverso il fondo del bidone in un processo costante”, in funzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
“L’attenzione alla sostenibilità è uno dei pilastri ICare – ha concluso Pagnini –. E per questo nel nostro piccolo cerchiamo di mettere in campo tutte le iniziative possibile per prevenire l’inquinamento e riparare ai danni fatti all’ambiente”.