"Riqualificare piazza Piave significa tenerne alta la memoria e difendere il significato che quella piazza ha per tutti noi viareggini e non solo. Piazza Piave racconta una pagina di storia nazionale: ogni albero piantato ricorda e omaggia la storia di uno dei suoi cittadini caduti in guerra nelle Battaglie del Piave del 1917. Il valore di questa piazza è enorme".
Raffaella Raffaelli, classe 1933, si è affidata alla Nazione per commentare il futuro dell’area e il progetto da 850 mila euro con il quale si vuole restituire la piazza alla città, piazza che negli anni ha perso la sua identità trasformandosi in un’area di passaggio, bivacco e purtroppo anche spaccio.
Raffaelli racconta con grazia e sensibilità i suo ricordi: "La riqualificazione è necessaria, ma è anche necessario preservare il valore simbolico di questa piazza – spiega –; mi ricordo sempre le parole di mia nonna Stella quando noi bambini scalmanati andavano in piazza Piave: “Non si sale sugli alberi di piazza Piave, ogni albero racconta la storia di un soldato che ha perso la vita in guerra. Mi raccomando“, e noi raccoglievamo le ghiande senza salire sugli alberi dalle grosse radici che affondavano nel terreno come in modo simbolico la memoria della guerra affonda nei nostri cuori. Quella piazza è nata come parco e come parco deve restare perché in questo modo si preserva la memoria e il valore simbolico e collettivo della piazza. Si deve preservare ogni albero e ognuno di noi andando in piazza Piave deve sentire mormorare la canzone simbolo delle battaglie del 1917 “Il Piave mormorava“. I lavori devono essere fatti con rispetto, quello stesso rispetto che noi anziani abbiamo avuto da bambini grazie ai racconti che ci facevano genitori e nonni".
La cittadina ha le idee chiare e commenta il progetto senza alterigia e polemica ma solo con il cuore in mano e con la “saggezza“ di chi apprezza e la storia e ritiene piazza Piave, un luogo della Viareggio simbolo: "Ogni albero è il simbolo di una persona che ha lottato per l’Italia e per ciascuno di noi. Non dimentichiamolo", conclude con gentilezza e grazia.
Maria Nudi