
A 312 chilometri da qui, ad Oleggio, c’è una testimonianza ’viva’ della storia del nostro Carnevale. Nel comune in provincia di Novara il re panciuto, col naso paonazzo, realizzato per il complesso d’apertura dell’edizione del 1966 da Alfredo Morescalchi, sfila ancora, ogni anno da mezzo secolo, tra le gente. Un pezzo da museo che girottola beato, come l’espressione disegnata su quel faccione. Investito ancora dai coriandoli, dal calore delle festa nel cuore dell’inverno. Forse, quasi certamente, l’ultima opera di quell’epoca del Carnevale di Viareggio, e anche la più antica, ancora in movimento. Lo stesso, identico, movimento legnoso di 55 anni fa. Un patrimonio custodito con amore lontano da casa, e che adesso è stato completamente riscoperto.
Il re di Morescalchi – scultore umorista, tre le figure più autentiche legate alla storia del nostro Carnevale – fu acquistato dal carnevale oleggese nel 1969, dunque tre anni dopo aver sfilato sui Viale a Mare. E da quel momento il vecchio Re è diventato il simbolo della manifestazione che lo ha adottato e che non l’ha più fatto scendere dal trono. Ma nei mesi scorsi – trascorsi in Italia e nel mondo senza il Carnevale, a causa della pandemia –, dopo 52 anni di lontananza l’opera di Morescalchi è tornata a Viareggio, dove l’artista Priscilla Borri, su incarico del comune di Oleggio, ha compiuto un attento recupero conservativo, cercando di ritrovare ed esaltare la storia di questo eterno mascherone. "Ed è stata un’esperienza eccezionale, che mi ha permesso di toccare con mano il Carnevale com’era, di riconoscere la genialità e l’ingegno dei vecchi costruttori" racconta Borri.
Il meccanismo dei movimenti, seppur incriccato, è ancora lo stesso architettato da Morescalchi. Tutto realizzato in legno, come gli scafi delle navi di un tempo. Anche le corde sono le stesse del 1966. "Mi sono limitata a restituire una vita a questa maschera – spiega Borri, –, nel rispetto delle tecniche dell’epoca. E dunque senza pezzi alieni. Anche per sostituire le piastrine ormai rotte, quelle che vengono utilizzate come giunture , ho sfruttato l’espediente dell’epoca. E quindi le ho realizzate ritagliando dei vecchi barattoli di latta".
Con pazienza, aggiustata l’ossatura e riconsegnata al vecchio Re la capacità di incrociare le gambe, le braccia, e muovere la testa, Borri è andata alla ricerca del colore e dei decori originali. Sotto la cartapesta crepata dal tempo sono apparsi vecchi fogli di giornale, alcuni ritagli erano datati 1975, "segno che qualche intervento di manutenzione – prosegue Borri – negli anni è stato fatto".
Ma scavando ancora più a fondo è spuntata la carta autentica con le pennellate dell’autore. "Sotto al bavero, utilizzando la tecnico dello spolvero, abbiamo riscoperto anche il decoro dorato fatto dall’artista. E, un pezzetto alla volta, siamo riusciti a ricostruirlo". Il ’Re’ col suo trono nei giorni scorsi è tornato ad Oleggio, a tenere viva la memoria di Morescalchi. Un artista sincero, che ha attraversato quasi tutta l’esistenza del Carnevale di Viareggio. "Le prime parate carnevalesche che vidi – ha scritto nel libro “Ricordi di un carnevalaro” – furono quelle che venivano fatte in via Regia al tempo che frequentavo i primi anni delle scuole elementari, presso a poco nel 1908-1909".
"Già agli inizi di quella manifestazione folcloristica – proseguiva – io ci sentivo confusamente quello spirito umoristico che avrebbe fatto in seguito del nostro Carnevale uno dei più famosi del mondo. Però, certo, non potevo allora lontanamente immaginare che il Carnevale mi avrebbe, poi, condizionato tutta la vita". E anche oltre. Perché Morescalchi vive ancora nella sua opera, che dopo più di mezzo secolo continua a sfilare...
Martina Del Chicca