Rosa Hita, cittadina d’Europa. Dalla Spagna a Viareggio passando per Londra e Parigi: "Ogni luogo è stato come casa"

La collaboratrice scolastica delle “Motto“, prima di fermarsi qui, ha girato il Continente "Bisogna avere la mente aperta per prendere tutto il bello che un posto nuovo offre".

Rosa Hita, cittadina d’Europa. Dalla Spagna a Viareggio passando per Londra e Parigi: "Ogni luogo è stato come casa"

Rosa Hita, cittadina d’Europa. Dalla Spagna a Viareggio passando per Londra e Parigi: "Ogni luogo è stato come casa"

di Gaia Parrini

Potrebbe essere la sceneggiatura di un film, la storia di Rosa Hita. Un film di avventure, formazione, e vita, che l’ha vista partire a 18 anni dalla cittadina in provincia di Toledo, dove è nata e cresciuta, e viaggiare, e vivere, in giro per l’Europa. Fino ad arrivare, a fine anni ’80, a Viareggio. Dove, dai movimenti sui carri, alla gestione di un chiosco, fino ad entrare di ruolo come collaboratrice scolastica alle scuole Motto, vive, ormai, da più di 30 anni.

Rosa, quando ha cominciato a viaggiare?

"Studiavo a Talavera de la Reina, una cittadina in provincia di Toledo. Arrivò da noi, per finire la scuola in Spagna, un ragazzo di Reykjavik. Mi si aprì un mondo: la città mi stava stretta e lui mi ha mostrato quello che potevo fare anche io".

E cosa ha fatto?

"Volevo andare in Inghilterra per imparare l’inglese. Ho contattato agenzie per ragazze alla pari, e dopo poco ho trovato una famiglia. Sono partita in pullman dalla Spagna per Londra. Un viaggio lunghissimo, ma era la prima volta che uscivo dalla mia città, ed è stato, da lì in poi, tutta una scoperta, un’avventura".

Quanto è rimasta a Londra?

"Due anni. Ho fatto sia au pair che altri lavoretti, dalla babysitter alle pulizie, qualcosa trovavo sempre. E, nel frattempo giravo la città. Ho incontrato altre ragazze spagnole, con cui ho anche preso una casa in affitto. A Londra fai un giro in metro e vedi il mondo. Ma il mondo sul serio, di tutte le lingue, usi e costumi. Ogni tanto dicevamo “facciamo un giretto intorno al mondo“: bastava fare la linea completa".

Dopo due anni, però, è tornata in Spagna...

"Sì, ma poi sono andata a Parigi. Il primo posto dove sono stata era un collegio di suore, poi mi sono trasferita nella mansarda di una famiglia a cui guardavo i figli due sere a settimana. Era una casa nel Trocadero: dalla finestra vedevo accendersi e spegnersi la Torre Eiffel".

E là cosa faceva?

"Studiavo la lingua, ma lavoravo anche. Ne ho trovati di incredibili. C’era un signore del Venezuela in esilio a Parigi, a cui leggevo il giornale, perché aveva problemi agli occhi. In più ho fatto da dama di compagnia ad una signora che lavorava con gli artisti dell’Opera: andavamo in giro, io chiacchieravo in diverse lingue e lei era contenta".

Anche in Francia è rimasta due anni?

"Sì. Da lì tutti i giri che potevo fare li ho fatti: dai Castelli della Loira al Belgio all’Olanda. A Parigi ho conosciuto una ragazza, che era stata a Londra nel mio periodo e nei miei stessi posti ma non ci eravamo mai incrociate. E con lei, per la Pasqua dell’87, abbiamo organizzato una vacanza in Italia: siamo partite la mattina con un cartello con su scritto “Roma“ e abbiamo fatto l’autostop da Parigi".

E a Viareggio come siete arrivate?

"L’ultimo camionista, inglese, che ci diede un passaggio, ci parlò di Viareggio: un posto molto tranquillo e positivo. Così decidemmo di provare. Siamo andate a Modena, Firenze e da lì a Viareggio. In quella vacanza ho conosciuto il mio (ex) marito, e mi sono innamorata".

Ed è rimasta?

"Sono venuta in Italia per imparare l’italiano. Prima a Roma, ma non mi sono trovata bene. Così sono venuta qui, dove c’era lui. Siamo andati a convivere, ci siamo sposati e abbiamo avuto due figlie".

E non se n’è più andata...

"No, e ho sempre lavorato tanto. Come cameriera, ho tenuto un chiosco in pineta per sei anni. Ho fatto i movimenti sui carri del Malfatti, anche quelli per sei anni. Poi ho cominciato a lavorare nelle scuole con la cooperativa Primavera, la Miorelli e la Dussman. E dopo 17 anni di gavetta, sono entrata di ruolo alle Motto".

In tutti questi anni, non ha avuto la voglia di tornare a viaggiare come prima?

"Sì, ma avevo due figlie, e non potevo portarle via. Magari, sarei andata in Danimarca...Ho fatto anche il viaggio del divorzio, a Reykjavik, da quell’amico che era venuto a Talavera. C’è, però, un momento in cui apprezzi di più la città grande perché hai bisogno di ogni cosa, e poi quello per una città più a dimensione umana, per girare in bici e salutare la gente. Viareggio è così, ti permette di fare queste cose. Poi, non è detto che mi fermi qui per sempre...".

Ha un posto preferito, tra quelli che ha visitato?

"Sono stata bene a Londra, come a Parigi. Mi sono sentita a casa ad Amesterdam, e pure a Siviglia. Mi sono sempre adattata, se cambi un paese, devi aver la mente aperta per interpretare e cercare di prendere il bello che quel posto ha".

Il prossimo viaggio?

"Vienna, Praga, Budapest, per festeggiare i miei 60 anni. 20 anni per città".