ENRICO SALVADORI
Cronaca

Gherardo Guidi e Sanremo. "Volevano che organizzassi il Festival"

Il patron della Capannina racconta dell’opportunità per Sanremo. "Ma rischiavo di dover sacrificare troppo famiglia e attività"

Gherardo Guidi, patron della Capannina, insieme alla moglie Carla (foto Umicini)

Gherardo Guidi, patron della Capannina, insieme alla moglie Carla (foto Umicini)

Versilia, 8 febbraio 2020 - Cala il sipario stasera su un Sanremo da record ed è già ora di bilanci. Che stiliamo con Gherardo Guidi, patron della Capannina e grande personaggio dello spettacolo che per lungo tempo è stato nelle prime file e dietro le quinte dell’Ariston. Negli anni Ottanta fu addirittura vicinissimo anche a diventare l’organizzatore del Festival. “Era mancato lo storico patron Gianni Ravera – spiega – io ero nel momento massimo di attività come produttore di spettacoli televisivi. Facemmo tantissime riunioni, i vertici Rai a Roma mi chiesero consigli e pareri che io fui ben felice di dare. Del resto, sia con Rai1 che con Rai2 il rapporto è sempre stato stretto e proficuo. Proposi di dividere il palco in due tra chi cantava dal vivo e chi in playback. All’epoca il live non era così scontato”.  

La sua esperienza derivava da mille ore di programmi realizzati per la Tv di Stato. “Proprio così e voglio ricordare trasmissioni come Chi tiriamo in ballo, Mare contro mare, il Festival delle orchestre, Scherzi di Carnevale. Successi con ascolti incredibili. Ho portato in Rai gli America, James Brown, Samantha Fox e molti altri. Era inevitabile che mi proponessero anche Sanremo”.  

Ma poi non si concretizzò. “Diciamo che ci furono un grande confronto costruttivo e tanta comunanza di idee. Ma io avevo due locali importanti in Versilia, tanti dipendenti, non abitavo a Roma. Rischiavo di dover sacrificare troppo le mie attività e la mia famiglia. E allora non se ne fece di niente, anche se per Sanremo è rimasto un grande affetto. Ricambiato”.  

Torniamo all’oggi: un grande Festival con super ascolti “Edizione lineare, bella, piacevole nonostante i tempi molto lunghi. Ma numeri sono quelli che decidono. Dico bravo ad Amadeus e Fiorello che stimo e a tutto lo staff che ha lavorato bene”.  

Ma le canzoni non sono più al centro del progetto. “Questo sì. E’ stato realizzato uno show di ottima qualità, mentre prima si puntava molto sui brani in gara che si cantavano subito e diventavano familiari. Gli ospiti di qualità c’erano eccome anche negli anni d’oro. Ho sempre negli occhi all’Ariston cosa proposero Freddy Mercury e Paul McCartney”.  

I momenti più alti che le sono rimasti impressi di questa edizione numero 70. “Sicuramente l’amico Roberto Benigni, protagonista di una performance di valore internazionale. Un monologo che dimostra la consacrazione e la maturazione di un personaggio che sa avvicinare la gente alla cultura vera. Forse nella serata dedicata ai brani che hanno fatto la storia si potevano omaggiare meglio protagonisti della musica italiana e mondiale. Comunque Tosca con il ricordo di Dalla mi ha emozionato”.  

Dilagano rap e trap. E’ un’esagerazione? “Il mondo cambia e cambia anche la canzone. A Sanremo c’è stato sempre chi ha osato di più e quest’anno è stato Achille Lauro ma fa parte del gioco che privilegia le nuove tendenze”  

Un suo favorito per il successo finale? “Francesco Gabbani. E’ un giovane che fa sempre canzoni divertenti, mai banali e scontate. Stasera faccio il tifo per lui”.  

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